750 reperti tornano da Londra, Sangiuliano: ‘”Stroncare traffici opere d’arte”
(Adnkronos) – Nuovo colpo messo a segno dai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale. Un'azione congiunta tra il ministero della Cultura e i militari dell'Arma, infatti, ha permesso il rientro a Roma di 750 reperti archeologici del valore stimato in 12 milioni di euro, frutto di scavi clandestini sul territorio italiano e confluiti in una società inglese in liquidazione. Beni che sono stati rimpatriati il 19 maggio scorso da Londra e presentati oggi a Roma, al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. "E' un recupero importante da un punto di vista quantitativo ma anche da un punto di vista qualitativo perché si tratta di opere davvero rilevanti sul piano storico", ha sottolineato il ministro Sangiuliano che ha ringraziato i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio e i funzionari del ministero "soprattutto per la passione civile che mettono nel loro lavoro. Se non ci fosse amore per la cultura difficilmente riuscirebbero ad ottenere questi risultati. Dobbiamo stroncare – ha scandito il titolare di via del Collegio Romano – l'illegalità internazionale dei traffici delle opere d'arte cui non bisogna dare alcun margine. Mentre invece dobbiamo promuovere un circuito positivo e legale di circolazione delle opere attraverso le grandi mostre. Ci sono, in questo momento, grandi mostre italiane all'estero, per esempio quella dedicata a Guido Reni al Prado in Spagna. Viceversa c'è la mostra degli spagnoli a Napoli a Capodimonte in cui viene esposta 'La Madonna del Pesce' di Raffaello che è un'opera importantissima proveniente dal Prado. Dobbiamo promuovere quindi un sistema di interscambio internazionale delle opere d'arte". Il numero uno del Mic ha anche esortato i funzionari e i dirigenti del ministero a fare in modo che il patrimonio recuperato non finisca "nei depositi. Le opere d'arte devono immediatamente diventare fruibili o dandole a musei già collaudati oppure concertando delle iniziative ad hoc". A parlare di un "risultato straordinario" è stato il generale di Brigata Vincenzo Molinese, comandante del nucleo Tpc dei Carabinieri. Le indagini sulle opere d'arte, ha argomentato, "hanno il grande vantaggio che quando si concludono si riesce a chiudere il cerchio, ovvero a riottenere ciò che è stato depredato. Sono indagini complesse, a volte molte lunghe, che pare non finiscano mai. Ci vuole tenacia, passione e molta perizia. Presto torneranno tanti reperti, le indagini sul'arte non finiscono mai e i carabinieri dell'arte non si stancano mai". Le indagini sono state fatte dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, per contrastare il traffico internazionale di beni culturali, sfociate anche in una procedura extragiudiziale e in una causa civile, condotta in stretta collaborazione con il Ministero della cultura attraverso l’Avvocatura Generale dello Stato. I ritrovamenti, erano confluiti nella Symes Ltd, riconducibile a Robin Symes, importante trafficante di beni culturali. La società, che si era sempre opposta ai reiterati tentativi di recupero da parte dell’Autorità Giudiziaria italiana, sottoposta a procedura fallimentare nel Regno Unito, è stata citata in giudizio anche in Italia, tramite l’Avvocatura Generale dello Stato, per la restituzione dei beni o il risarcimento civile del danno. La consegna è stata possibile grazie alle complesse trattative seguite dal Ministero della cultura (Ufficio III del Segretariato Generale, Ufficio Legislativo e Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio), in sinergia e stretta collaborazione con i Carabinieri dell’Arte che, con la fattiva collaborazione dell’Ambasciata d’Italia a Londra, li hanno scortati in Italia. L’accordo per la restituzione è stato siglato l’11 maggio scorso. L’insieme dei reperti, databili complessivamente tra l’VIII secolo a.C. e l’epoca medievale, offre uno spaccato delle molteplici produzioni dell’Italia antica e delle isole. Tra i pezzi più pregiati esposti a Castel Sant’Angelo ci sono un tavolo tripode in bronzo proveniente da un contesto aristocratico dell’orientalizzante etrusco, due testiere equine da parata di ambito appulo-lucano, due pitture funerarie di area meridionale. Per l’epoca romana, spiccano alcune teste virili in marmo di età imperiale, varie porzioni di statue e gruppi bronzei, o, ancora, il dipinto parietale con la raffigurazione di un tempietto strappato con ogni probabilità da una residenza vesuviana. I materiali riacquisiti comprendono vasi fittili, sia di produzione locale che di fabbrica attica e corinzia, in bronzo e in pasta vitrea, elementi del vestiario e monili in oro, argento, bronzo, osso e ambra, tra cui 26 collane ricomposte nella prospettiva dell’immissione sul mercato, armi, utensili e suppellettili, elementi della bardatura equina, coroplastica votiva e architettonica, sarcofagi, di cui uno in piombo con decorazione a rilievo, e urne funerarie, oggetti votivi e rituali, elementi di statuaria in bronzo, in marmo e in calcare, elementi architettonici e arredi in bronzo e marmo, decorazioni musive e dipinte. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)