Agli Uffizi le riviste d’avanguardia del primo ‘900
(Adnkronos) – Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini, Benedetto Croce, Ardengo Soffici, Tommaso Marinetti; ma anche Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Leo Longanesi, Curzio Malaparte, Massimo Bontempelli e molti altri. Menti profonde, penne affilate, personalità complesse, talvolta incendiarie, tutte diversissime tra loro ma accomunate da una caratteristica fondamentale: aver (ri)animato e reso fecondo, con le riviste da loro stessi fondate e dirette, il dibattito intellettuale e politico del Paese nei decenni iniziali del Novecento. Ora la Galleria degli Uffizi di Firenze, primo museo italiano, descrive e racconta compiutamente, attraverso le pagine dei suoi stessi protagonisti, questo periodo inquieto e fertile, fervido di idee, visioni, provocazioni la cui genialità e portata avanguardistica ha resistito all’usura del tempo e continua a generare frutti ancora oggi. "Riviste. La cultura in Italia nel primo '900" è il titolo della mostra, accolta fino al 17 settembre nelle nuove sale al piano terra degli Uffizi, dove è stata inaugurata oggi dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, e dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, con il direttore Eike Schmidt a fare gli onori di casa. Oltre 250 i pezzi che compongono l'itinerario della mostra: non solo le edizioni originali delle riviste, da "Lacerba" a "La Voce", passando per "L'ordine nuovo" e "La rivoluzione liberale", ma anche libri, manifesti, fogli, copertine, caricature ed una accurata selezione di dipinti, disegni e sculture del tempo. Organizzata dagli Uffizi insieme alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (con la curatela di Giovanna Lambroni, Simona Mammana, Chiara Toti), offre al visitatore un panorama completo delle più influenti pubblicazioni culturali apparse nella penisola durante il primo quarto del Secolo Breve: dai suoi inizi, con le invettive ribelli del "Leonardo", firmato da Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini, all'evoluzione pluralista de "La Voce", sempre di Prezzolini, all’atto di amore per la libertà assoluta dell’Arte espresso da "Lacerba" di Ardengo Soffici, per passare, nel giro di poco più di una decade, dagli slanci futuristici della "Poesia" di Marinetti ad una ritrovata attenzione per il sociale con Piero Gobetti ("La rivoluzione liberale") e Antonio Gramsci ("L'Ordine nuovo"). Fino a diramarsi, appena oltre la soglia degli anni Venti, nella poetica da "Strapaese" di Leo Longanesi e Mino Maccari ("L'Italiano", "Il Selvaggio") e nell'internazionalismo spinto di Curzio Malaparte e Massimo Bontempelli ("900"). Il tutto sempre, pur nella varietà delle testate e dei loro animatori, senza mai rinunciare allo sguardo critico, allo spirito indipendente, a quella rivendicata libertà di giudizio che, in ogni epoca, è caratteristica irrinunciabile dei grandi intellettuali. "Le avanguardie culturali del primo Novecento, che ebbero Firenze come epicentro, costituirono un momento di grande originalità e fervore per la cultura italiana, che si svecchiò e assunse una dimensione europea", ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Definita "una mostra preziosa", Sangiuliano ha sottolineato che ha "il merito di ricordare quel crogiuolo di intelligenze che furono le riviste italiane ai primi del Novecento". "Le menti più acute e brillanti della politica e della cultura nazionale si sono confrontate sulle pagine di periodici autorevoli, sin dagli esordi di 'Leonardo' di Papini e Prezzolini fino a '900' di Bontempelli e Malaparte e 'Solaria' di Carocci, le ultime a esprimere una voce di libertà a cavallo degli anni Venti e Trenta – ha spiegato Sangiuliano – Le idee nate da questo confronto anche aspro, ma pur sempre vivace e fecondo, hanno alimentato a lungo il pensiero politico e filosofico italiano, arrivando a volte sino ai nostri giorni. Dopo anni di silenzio con questa mostra si torna a discutere di idealismo e di risposta al positivismo". Da parte sua, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha ricordato che "questa mostra è stata fortemente voluta dal ministro Sangiuliano. E' una mostra che va a colmare un vuoto che durava da troppi anni: un vuoto che riguarda quel grande crogiuolo all'inizio del Novecento, il momento in cui intelligenze diverse con contrapposizioni a volte anche aspre ma tutte accomunate da un sentimento: innovare a affrontare il mondo intellettuale". La Russa ha ricordato, tra l'altro, che nel biennio 1903-04 si verificò con le riviste italiane dell'avanguardia "una rottura con il passato intellettuale che non solo non aveva paura del confronto ma, anzi, lo cercava: fu la prima stagione a scardinare il pensiero dominante". Il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, ha chiosato: "La mostra costituisce una prima in assoluto, per ampiezza e contenuti: le riviste, la grafica delle copertine, le opere d’arte di grandi artisti del momento, insieme ai testi – molti dei quali di qualità e impegno straordinari – ci fanno subito entrare in un mondo di scambi fervidi e fruttuosi tra gli intellettuali del tempo, alcuni anche giovanissimi. È come vedere il film storico di quei decenni di inizio Novecento che hanno cambiato il volto dell’Italia e la sua posizione rispetto all’Europa". —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)