Alla luce pala lucchese di Sano Ciampanti di cui si erano perse le tracce
(Adnkronos) – La pala d'altare raffigurante "San Girolamo e San Giuseppe con il sacerdote Clemente di Antonio Andrucci come donatore", opera del pittore rinascimentale lucchese Ansano, detto Sano, Ciampanti (1474-1532/35) parla il linguaggio intenso dell'espressività meditativa dei suoi personaggi e della forza del colore. Domani, giovedì 15 giugno, il capolavoro, dopo secoli trascorsi nell'oblio riservato di prestigiose collezioni private, viene riportato alla luce e mostrato al pubblico da Moretti Fine Art, nella sede di 27 Avenue de la Costa a Monte-Carlo, dove resterà in mostra fino al 30 giugno. "Sano Ciampanti, è la personalità artistica più interessante della Lucca rinascimentale, si contraddistingue per originalità e sapienza pittorica – mette in evidenza l'antiquario Fabrizio Moretti – siamo di fronte a un artista, profondamente legato al suo territorio, il Filippino Lippi lucchese. Per questo sarebbe molto bello se la pala, che si contraddistingue anche per un eccezionale stato di conservazione, riuscisse a tornare a Lucca, dal quale Duomo proveniva"- Si tratta di uno dei lavori giovanili più sorprendenti di Sano Ciampanti di cui, in Italia e a Lucca, si erano perse quasi completamente le tracce. Le pazienti ricerche d’archivio, condotte per conto della galleria, hanno recentemente risolto il mistero che lo riguardava. I documenti recuperati negli archivi della diocesi di Lucca hanno rivelato che il dipinto fu commissionato specificamente per la Cattedrale di San Martino nel 1498. Il committente era un sacerdote, Clemente di Antonio Andrucci, che ora si può identificare con certezza nella figura inginocchiata e vestita di nero. Originariamente l'opera era collocata sull'altare di San Pietro in Vincoli (a destra dell'altare maggiore), che faceva appunto riferimento alla cappellania dei Santi Girolamo e Giuseppe, rappresentati in primo piano accanto al donatore. La pala rimase in cattedrale fino all'importante intervento di riallestimento in stile vasariano del 1595. Dopo questa data si perse ogni sua traccia, fino a quando, a metà dell’Ottocento, entrò a far parte della prestigiosa collezione di dipinti del rinascimento italiano del reverendo Walter Davenport Bromley (1787-1862) a Wootton Hall nello Staffordshire, in Inghilterra. Per l'opera di Ciampanti era cominciata una nuova, avventurosa, esistenza seppur trascorsa nel silenzio protetto di alcune prestigiose collezioni tra l'Inghilterra, la Germania, l'Austria e, infine, gli Stati Uniti dove ha fatti parte di una delle raccolte private di arte medievale e rinascimentale italiana più importanti al mondo. Tra l’altro, negli anni, l’opera è stata attribuita anche ad Andrea del Verrocchio e al Maestro del Tondo Lathrop e le recenti ricerche sgombrano il campo da ogni dubbio. La personalità di Sano Ciampanti ha incuriosito gli studiosi da sempre. Originariamente conosciuto come il Maestro di San Filippo, dal nome di un dipinto della piccola chiesa di San Filippo alle porte di Lucca, l’originalità e il virtuosismo diventano cifre evidenti delle sue opere quando combina elementi presenti nei lavori maturi dei principali pittori fiorentini della sua epoca – Botticelli, Ghirlandaio e Filippino Lippi – con una luminosità e una speciale attenzione ai dettagli che trova le sue radici nella pittura fiamminga. La rarità della pala d'altare di Ciampanti non può essere sottovalutata: dal suo eccezionale stato di conservazione ai particolari relativi alla sua commissione che sono stati portati alla luce dalle recenti scoperte d'archivio. Sicuramente la sua esposizione alla Moretti Fine Art porterà gli studiosi e il pubblico ad apprezzare di nuovo questo meraviglioso dipinto. —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)