Ancora un incidente sul lavoro, operaio morto dissanguato a Brindisi
(Adnkronos) – Nuovo incidente mortale sul lavoro. Un operaio di 46 anni, di Latiano, in provincia di Brindisi, è morto la scorsa notte mentre stava effettuando lavori di manutenzione al nastro trasportatore dello zuccherificio che si trova nella zona industriale della città pugliese. L'operaio deceduto apparteneva a una ditta esterna. Era impegnato sul nastro trasportatore che porta lo zucchero direttamente dal porto della città all'impianto. Vincenzo Valente, questo il nome dell'operaio, sarebbe intervenuto insieme a un collega per effettuare delle operazioni al nastro trasportatore che trasferisce lo zucchero dal porto all'impianto. Con molta probabilità, dal momento che aveva piovuto, si sarebbe trattato di interventi utili a evitare che gli imballaggi contenenti il prodotto scivolassero. Si tratta di attività ordinarie in queste circostanze. Il braccio della vittima sarebbe rimasto incastrato nell'ingranaggio, che evidentemente era in funzione, provocando una forte emorragia e il dissanguamento che gli è stato fatale. La Procura della Repubblica di Brindisi, che ha aperto una inchiesta, ha sequestrato il nastro trasportatore. "Profonda vicinanza dell’intera comunità latianese ai familiari del concittadino Vincenzo Valente che da poche ore purtroppo, è l’ennesima vittima sul posto di lavoro. Il giorno del funerale proclamerò il lutto cittadino, con le modalità che saranno comunicate, in segno di profondo rispetto e di sentita partecipazione al dolore dei familiari e dei conoscenti della vittima. Ora è il momento della riflessione e del silenzio ma non posso esimermi dal denunciare l’urgenza di porre un argine al dramma dei morti sul lavoro che fa registrare oltre mille vittime ed oltre 500 mila incidenti ogni anno". Così sulla sua pagina Facebook il sindaco di Latiano, in provincia di Brindisi, Mino Maiorano, dopo la morte dell'operaio 46enne. "Bisogna lavorare per vivere non per morire", aggiunge. "Un grande abbraccio caro Vincenzo da parte di tutti i tuoi concittadini". "Due vittime sul lavoro in Puglia nel giro di pochi giorni, 17 dall’inizio dell’anno senza considerare quelle in itinere: cosa aspettano le istituzioni a intervenire in maniera decisa, severa, concreta per fermare questa strage?”. Il segretario generale della Uil Puglia Gianni Ricci e il coordinatore territoriale Uil di Brindisi Fabrizio Caliolo intervengono così sulla la morte dell'operaio che segue al decesso di un lavoratore proprio il primo maggio, a Gioia del Colle. “La Puglia – ricordano – si conferma tra le regioni a più alta incidenza di infortuni mortali nei luoghi di lavoro, ma nonostante le nostre proposte e sollecitazioni la politica è ancora incomprensibilmente ferma, a ogni livello istituzionale. Non può certo bastare una patente in cui la vita umana è valutata una manciata di crediti – sottolineano Ricci e Caliolo – servono interventi più incisivi. Forse è giunto il momento di creare una procura speciale che intervenga su quelli che a tutti gli effetti sono spesso omicidi nei luoghi di lavoro, occorre investire nell’assunzione di ispettori per incrementare i controlli al momento insufficienti, serve una stretta sulle aziende che non applicano le misure di sicurezza e i contratti collettivi sottoscritti dai sindacati più rappresentativi, lasciandole fuori dai bandi pubblici. Insomma, serve una risposta forte. Noi continuiamo a chiederci come avrebbe reagito lo Stato se tutte queste morti fossero state causate dalla mafia”. “Anche in Puglia si può fare di più", rilevano. "Un mese fa abbiamo avuto un incontro con il presidente della Regione, in cui ci erano state prospettate una serie di misure per la sicurezza: aumenti dei controlli, risorse per la formazione e per la diffusione, anche nelle scuole, della cultura della sicurezza sul lavoro. Ma al momento tutto è rimasto sulla carta. Più in generale bisogna tornare – concludono Ricci e Caliolo – a dare il giusto valore alla vita umana e al lavoro, come sinonimo di benessere e sviluppo e non di morte”. Uil Puglia e coordinamento Uil di Brindisi “si uniscono al cordoglio della famiglia e dei cari dell’operaio di Latiano vittima dell’incidente”. "E' il terzo morto sul lavoro nell'arco di appena due mesi. Oggi, a Brindisi, abbiamo assistito all'ennesimo capitolo di una strage che continua nonostante le innumerevoli denunce, scioperi e campagne referendarie". Lo afferma Antonio Macchia, segretario generale della Cgil di Brindisi, a proposito della morte dell'operaio 46enne Vincenzo Valente avvenuta stanotte nello zuccherificio della zona industriale della città pugliese. "L'incidente – aggiunge – si aggiunge alla dolorosa lista del 2024 che include già Giuseppe Petraglia, morto dopo una caduta di 10 metri, e Gianfranco Conte, vittima di uno schiacciamento fatale a distanza di meno di due settimane l'uno dall'altro: era lo scorso marzo. Tre incidenti sul lavoro orribili e terribili per la loro gravità che non possono rimanere nella sfera solo di quella parte di comunità che ha subito questo orribile lutto. In questo momento di profondo dolore – prosegue Macchia – la nostra solidarietà va ai familiari del lavoratore tragicamente scomparso oggi e a quelli del passato recente e remoto. Ma la solidarietà non basta più. Al di là di eventuali responsabilità su cui sono in corso accertamenti questi non sono incidenti isolati ma episodi di una guerra non dichiarata contro i lavoratori". "Nel 2023, la Puglia – ha ricordato Macchia – ha contato 27.580 infortuni sul lavoro, una media di 75 al giorno, con 78 vite spezzate, incluse quelle perse in itinere. I dati del 2024 sono ancor più allarmanti con un aumento degli infortuni e già 7 morti nei primi due mesi, con l'ultimo siamo già alla quota di 8 morti in 4 mesi. La media di due morti al mese. Il paradosso assurdo è che probabilmente uccide più il lavoro che la mafia. La prevenzione – ha sottolineato – è una necessità, non un optional. Gli investimenti in sicurezza e la formazione sono essenziali, non solo per il benessere dei lavoratori ma anche per la sostenibilità delle aziende. Le leggi ci sono, ma senza un'applicazione ferrea e costante, restano lettera morta. La Cgil insiste e continuerà a lottare: il nostro impegno attraverso la campagna referendaria mira a rendere centrali le vite umane nel tessuto produttivo del paese". "Non possiamo e non dobbiamo accettare – ha affermato il sindacalista – che il lavoro diventi sinonimo di rischio mortale. Riaffermiamo il nostro impegno per la sicurezza, una causa che non tollera più rinvii. Ci uniamo in lutto, ma rinnoviamo con forza la chiamata all'azione. La strage deve finire ora. Svegliamoci. Fermiamo la mattanza sui luoghi di lavoro, la vita al centro del lavoro. Ora e sempre". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)