Baciamano e summit in casa, così il boss ai domiciliari comandava il clan

I summit di mafia avvenivano nell’appartamento in cui scontava i domiciliari. Raffaele Bevilacqua nella casa di Catania, in cui era recluso per scontare la detenzione domiciliare concessa per ragioni di salute, incontrava uomini d’onore e affiliati, primi tra tutti Alessandro Salvaggio e Salvatore Privitelli, anche loro finiti oggi in carcere. Riunioni, in spregio ai vincoli imposti dal suo stato di detenuto, durante i quali venivano decise strategie e progettate estorsioni, intimidazioni e danneggiamenti. E’ quanto emerge dal maxi bliz, eseguito stamani sull’asse Sicilia-Germania dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Enna che ha portato a 46 misure cautelari, di cui 35 in carcere, nei confronti di affiliati o contigui alle famiglie mafiose di Barrafranca e Pietraperzia. Il provvedimento è stato emesso dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta.

Riacquistata la ‘libertà’ l’anziano boss, al vertice di Cosa nostra ennese per diretta investitura di Bernardo Provenzano e che tra la fine degli anni ’80 e i primi anni del 2000 era stato componente del direttivo della Democrazia cristiana e in strettissimi rapporti con Salvo Lima, aveva ripreso in mano le redini del clan. “Dalle indagini è emerso che il carisma e il rispetto di cui godeva – spiegano gli investigatori – siano rimasti intatti nonostante il tempo trascorso”. A dimostrarlo c’è il gesto compiuto dall’anziano uomo d’onore Alessandro Salvaggio che, rivedendo il suo capo famiglia dopo più di 15 anni, al momento dei saluti gli ha baciato le mani in segno di immutato rispetto”.

Gli indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo smercio di stupefacenti, estorsioni, corruzione aggravata dall’aver favorito l’associazione mafiosa, detenzioni di armi da fuoco. Tra i reati: estorsioni ai danni di imprese e attività commerciali con attentati incendiari e danneggiamenti, ma anche con l’imposizione di contratti di affitto o l’assunzione di personale ‘gradito’. Ma anche il condizionamento della procedura di affidamenti diretti di servizi da parte del Comune di Barrafranca (Enna) a favore di un’impresa ‘amica’.

L’operazione, denominata ‘Ultra’ ha inferto un duro colpo alle famiglie mafiose di Barrafranca e Pietraperzia, nell’Ennese. I militari sono entrati in azione a Barrafranca e Pietraperzia, nell’Ennese, ma anche a Catania, Palermo e Wolfsburg (Germania). Uno degli affiliati di spicco, Giuseppe Emilio Bevilacqua, infatti, è stato localizzato e catturato in Germania grazie al supporto del Bka e della polizia tedesca, con il coordinamento operativo dell’Agenzia di Polizia europea Europol.

Le indagini sono scattate nel maggio 2018 proprio dopo la concessione per ragioni di salute della detenzione domiciliare all’anziano boss, condannato all’ergastolo quale mandante insieme a Francesco ‘Ciccio’ La Rocca, dell’omicidio di Domenico Calcagno avvenuto a Valguarnera Caropepe nel maggio del 2003. L’immediato monitoraggio avviato dai militari del Ros ha consentito di documentare come “il lungo periodo di detenzione, anche in regime di carcere duro, non avesse minimamente fiaccato lo spirito di Bevilacqua che, non appena ritrovata la ‘libertà’, ha ripreso immediatamente la direzione della famiglia mafiosa con il fondamentale apporto dei suoi familiari”. (Adnkronos)

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