Benedetta Tobagi, ‘Mai girarsi dall’altra parte, antifascismo valore vitale’
(Adnkronos) – (dall'inviato Paolo Martini) "Riscoprire la vitalità e la fecondità dell'antifascismo" ridando voce e volto a una "metà della Storia partigiana" a lungo silenziata, ma che seppe fare la scelta "di schierarsi dalla parte giusta", comprendendo che "non ci si può mai girare dall'altra parte". Così la giornalista e scrittrice Benedetta Tobagi illustra il messaggio di fondi di "La Resistenza delle donne" (Einaudi), il libro con cui ha vinto il Premio Campiello, giunto alla 61esima edizione. All'indomani del trionfo al riconoscimento letterario veneziano, la figlia minore del giornalista Walter Tobagi, assassinato dalla "Brigata XXVIII marzo" il 28 maggio 1980, spiega che "La Resistenza delle donne" parla di storie che "sono profondamente politiche. Le donne entrano nella Resistenza facendo in primo luogo una scelta etica, perchè loro rifiutano alla radice la dittatura fascista, la sua eredità e la violenza feroce dei nazifascisti. Chiaramente il primo elemento fortemente politico è quello di riscoprire il valore dell'antifascismo attraverso le loro voci. In Italia – paese con una storia complessa – è molto forte il modo con cui si attacca questo valore che invece è la radice e la matrice costituzionale". Nelle storie delle donne partigiane raccontate da Benedetta Tobagi "noi vediamo come l'antifascismo sia un valore ad amplissimo spettro in cui si sono incarnate moltissime culture politiche diverse che poi hanno trovato una mediazione nella Costituzione. Sicuramente c'è da riconoscere quanto sia vitale, pulsante ancora quella storia". La vincitrice del Campiello 2023 ha, poi, ricordato che le partigiane sono "donne che non si sono girate dall'altra parte. Allora politica vuol dire anche essere nella società, con gli occhi aperti ed anche con il cuore aperto ed essere presenti alle domande che ci pone il nostro tempo. La nostra è una società in cui succedono cose terribili ogni giorno, ci sono sfide che hanno a che fare con l'immigrazione o con l'ambiente e noi vediamo che molte persone per paura, per il senso di impoverimento, si chiudono in sè stesse, e magari tornano ad essere nostalgiche del peggio del Novecento che si esprime nelle chiusure dei nazionalismi. E' invece importante ritrovare il modello di apertura, di non girarsi dall'altra parte". Ha detto ancora Tobagi: "Le partigiane che racconto erano pazzesche e la stragrande maggioranza di loro in maniera semplicissima diceva: 'io ho fatto solo quello che c'era da fare', come se fosse la cosa più semplice da fare, quando per una donna già svolgere un certo tipo di attività era rompere completamente i codici e quindi compromettersi prima ancora di rischiare la vita". "Cosa possono dirci oggi le partigiane della Resistenza? C'è sempre molto da fare. Loro ci dicono: 'Tu cosa fai? Giri la testa dall'altra parte o ti fai trovare quando la storia bussa alla porta? E ci dicono anche una cosa ancora più importante: ci sono mille modi di combattere, con le armi e senza le armi – ha spiegato la giornalista e scrittrice – Mai girarsi dall'altra parte e trovare ognuno di noi una possibilità specifica di fare qualcosa: cominciare dal piccolo e poi da lì si può crescere". Benedetta Tobagi ha confessato: "Io non pensavo neanche di entrare nella cinquina del Campiello, non era nemmeno nel novero delle possibilità che questo genere di libro potesse essere scelto. Io cerco la mia strada fin dal primo libro che ho scritto, la strada di una saggistica narrativa in cui c'è la solidità della nazione storica ma c'è anche la scrittura, la costruzione del testo. Con questo libro ho voluto anche rendere omaggio a tre generazioni di storiche che hanno fatto un lavoro straordinario per non far perdere la memoria di quanto accaduto". La vincitrice del Premio Campiello 2023 ha ottenuto 90 voti sui 288 inviati (di cui due schede bianche) dalla Giuria dei Trecento Lettori Anonimi. Al secondo posto si è classificato Silvia Ballestra con "La Sibilla. Vita di Joyce Lussu" (Laterza) con 80 voti; al terzo Marta Cai con "Centomilioni" (Einaudi) con 57 voti; al quarto Tommaso Pincio con "Diario di un'estate marziana" (Giulio Perrone Editore) con 46 voti; al quinto Filippo Tuena con "In cerca di Pan" (Nottetempo) con 13 voti. Nella serata di sabato 16 settembre, sul palco del Gran Teatro La Fenice, subito dopo aver ricevuto da Enrico Carraro, presidente della Fondazione Il Campiello e di Confindustria Veneto, l'ambita "vera da pozzo" in argento, una Benedetta Tobagi commossa ha dichiarato: "Questo libro mette al centro la Resistenza della Costituzione e con essa la Resistenza delle donne. E' per me un onore essere stata premiata in una cinquina così potente e spero che coloro che mi hanno selezionato si siano fatti toccare dal coraggio quotidiano che racconto tra le pagine del mio libro, un coraggio che nasce dalla scelta di schierarsi dalla parte giusta. Dedico questo premio a tutte le donne che resistono, che non hanno voce e che spero possano trovarla nei libri; a tutte quelle persone che non si girano dall'altra parte e trovano una risposta alle situazioni di disperazione, accolgono e si occupano di contrastare la ferocia delle disuguaglianze". La prima parola dell'emozionatissima Tobagi è stato un "grido liberatorio", quel "towanda" della protagonista del film "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno" (1991), "un grido di una donna guerriera". E subito dopo: "Ho la sensazione che queste donne che ho raccontato mi abbiano portata a spalla fino qui, su questo palco. Vorrei dedicare questo premio prima di tutto alla memoria di queste donne straordinarie che hanno combattuto e non si sono girate dall'altra parte in un momento terribile". —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)