Bonus Coronavirus, il Nursind contro la Regione Sicilia: «Nessun premio nè valorizzazione dell’impegno degli infermieri»
In Assessorato regionale della Salute della Regione Siciliana è stato firmato l’accordo con la triplice sindacale con le modalità di erogazione del Bonus Coronavirus destinato agli operatori sanitari siciliani.
Ma il Nursind, riunitosi ieri urgentemente a Gela nel coordinamento regionale Sicilia ritiene le misure insufficienti. L’incentivo prevede quasi 36 milioni, stanziati dal governo nazionale con il decreto “Cura Italia” e con il decreto “Rilancio”. Il Nursind Sicilia non ci sta ed esprime «dissenso per quanto accordato e non reputa le somme stanziate un premio ai lavoratori del comparto sanità e in special modo al personale infermieristico impiegato nella lotta al Covid19».
Ma c’è anche l’aspetto politico. «Entrando nel merito della delegazione sindacale- ha detto il coordinatore regionale Claudio Trovato – si chiede all’assessorato quali sono i motivi che spingono gli uffici regionali a convocare una sigla sindacale che non è nemmeno rappresentativa all’interno del panorama sindacale del comparto sanitario e non convoca e relaziona con il sindacato degli infermieri a cui era stato promesso un incontro nel merito. Codesta sigla sindacale contesta questo modus operando di questo assessorato che promette e non mantiene, ricco nelle parole e povero nei fatti. Siamo esterrefatti dal comportamento avuto dagli organi assessoriali e dall’assessore, che avevamo incontrato in occasione del flash mob e che aveva promesso una seria interlocuzioni tra le parti. Prendiamo atto delle distanze e ognuno col suo ruolo sociale mette in campo le strategie democratiche e di diritto sindacale che il legislatore mette in essere».
Questo il documento redatto dalla segreteria territoriale del Nursind di Catania: “Il 24 giugno 2020 è stato firmato il protocollo d’intesa tra sindacati della sanità firmatari di contratto e assessorato della Salute per la ripartizione degli stanziamenti derivanti dai decreti governativi Cura-Italia e Rilancio.
L’accordo dovrebbe (il condizionale è d’obbligo!), andare a premiare gli infermieri maggiormente attivi nella lotta contro il coronavirus.
L’importo complessivo ammonta quasi a € 36.000.000 di cui € 5.000.000 già erogati, che andranno a rimpinguare i fondi contrattuali. Quindi ci sono ancora da suddividere in funzione dell’impegno, nelle varie aziende, circa € 31.000.000 da assegnare “in corso d’anno”.
Di primo acchito le cifre potrebbero sembrare alte, ma in realtà è concreta la possibilità, a nostro avviso che si creino false aspettative sulle cifre reali che finiranno nelle tasche dei lavoratori e, per quanto sbandierate come vittorie sindacali, si tradurranno in pochi spiccioli che non andranno certo a ristorare l’impegno profuso dai professionisti della sanità.
Vengono quindi istituite tre fasce di rischio (alto, medio, e basso) e ad ogni fascia viene attribuita una somma giornaliera erogabile fino ad un massimo di spesa.
ECCO. La nostra perplessità nasce proprio dalle cifre che vengono riportate nel protocollo che ci appaiono veramente irrisorie.
Avete presente i saldi? Vi viene prospettato lo sconto FINO al 70%, ma, al momento dell’acquisto del capo che vi interessa lo sconto è minimo.
Infatti la parolina magica è… FINO a. Quindi le quote sono(al LORDO!):
- per la fascia A(alta) verranno riconosciuti FINO a € 45 al giorno e FINO a € 1000
- per la fascia B(media) Verranno riconosciuti FINO a € 35 al giorno e FINO a € 600
- Per la fascia C(bassa) Verranno riconosciuti FINO a € 15 al giorno e FINO a € 200
Le quote summenzionate devono essere ancora tassate!
Inoltre “Resta inteso che la effettiva distribuzione degli incrementi del fondo contrattuale è delegata alla contrattazione aziendale” (altro passaggio non proprio breve!)
È chiaro che non possiamo essere soddisfatti di quote economiche di questo tipo. I “bonus”, ribadiamo, non servono a nulla, se non a dare una pacca sulla spalla e chiudere una partita per NOI ancora apertissima.
Abbiamo fatto le nostre proposte in assessorato, sia sui fondi, sia su quello che sta più a cuore ai sanitari a cui bisognerà necessariamente mettere mano al di là di ogni “premio”. Parliamo di dotazioni organiche, lotta al demansionamento, organizzazione del lavoro.
Proprio in funzione di un possibile ritorno della pandemia, dobbiamo approfittare della tregua estiva per organizzare un eventuale seconda ondata con risorse umane, DPI, risorse economiche e percorsi ben definiti.
Infine ci sia concessa un’ultima considerazione. Non si pensi che i bonus e le regalie(spiccioli) possano attenuare la rabbia di infermieri e personale sanitario per quello che hanno subito durante l’emergenza COVID19.
Il Governo regionale si faccia interprete delle nostre esigenze a livello nazionale per garantire un contratto degno per chi ha rischiato (e potrebbe rischiare ancora) la propria vita per salvare altre vite”.