Bronte, una fiaccolata silenziosa contro la violenza sulle donne
Il silenzio illuminato dalle candele dei tanti brontesi accorsi in massa per partecipare alla fiaccolata nel Parco urbano è stato l’urlo più forte che la città del pistacchio poteva emettere per ricordare la povera Ada Rotini, uccisa dal marito Filippo Asero a colpi di coltellate, sol perché voleva divorziare.
Tutta la Città si è unita al dolore dei familiari di Ada ed anche se ad organizzare l’evento è stato il Comune insieme al Telefono Rosa e dall’associazione Enjoy, tutti hanno fatto proprio un evento che ha mostrato dolore, ma soprattutto rabbia a cominciare dal duro intervento del sindaco, Pino Firrarello contro il Parlamento italiano: “Tutta Bronte è rimasta attonita per quanto accaduto. – ha affermato – Per quanto accade io non ritengo di poter rimproverare nulla né alle Forze dell’Ordine, quotidianamente impegnate in un lavoro immane, né alla Magistratura. Il Parlamento però non può sottrarsi dalle proprie gravi responsabilità. Vedo ogni giorno i nostri rappresentanti litigare per i motivi più futili, mentre la gente muore perché i problemi veri e seri non vengono affrontati”.
Per questo durante la fiaccolata che nel rispetto delle norme anticovid non si è mossa in corteo, ma è rimasta ferma nel Parco urbano, il primo cittadino ha promosso una petizione popolare per sollecitare una legge di iniziativa popolare a difesa delle donne oggetto di violenza di genere: “E’ il momento di passare dalle parole ai fatti, dagli auspici alle realizzazioni. – infatti ha aggiunto il sindaco – Non è più rinviabile un intervento legislativo da parte del Parlamento Italiano che ponga fine a questi atti violenti. Ci costituiremo parte civile al processo e faremo il possibile per aiutare i figli della povera Ada”.
E la famiglia di Ada ha partecipato all’evento, anche se ha preferito rimanere in disparte. La figlia, la sorella e l’ex compagno hanno voluto onorare la grande solidarietà che Bronte in queste ore gli ha dimostrato.
Poi gli interventi, moderati dal presidente del Telefono Rosa, Antonella Caltabiano. Presenti il sindaco di Maletto Pippo De Luca, alcuni rappresentanti della Giunta di Cesarò, Enza Meli, segretaria della Uil di Catania e Rosario Leonardi dell’associazione Enjoi.
“Era doveroso – ha affermato De Luca – come uomo e come istituzione. Anche Maletto si costituirà parte civile al processo”.
“Una linea di sangue che non si spezza. – ha aggiunto Enza Meli – In una panchina rossa a Catania c’è scritto la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”.
“Dobbiamo – ha aggiunto Leonardi – cambiare questa mentalità arcaica”. Dure le parole della presidente del Telefono rosa Caltabiano che ha ricordato le tante donne vittima di femminicidio. Poi il lancio dei palloncini da parte dei compagni di scuola della figlia di Ada, prima della firma della petizione promossa dal sindaco Firrarello.