Contessa (COBUILD) – Correttivo: il futuro delle PMI nelle mani del ministro Salvini e del presidente Meloni
(Adnkronos) – Brindisi, 19 dicembre 2024. Le recenti modifiche all’articolo 67 del Codice degli Appalti, introdotte dal correttivo, volevano rappresentare un passo significativo verso una maggiore regolamentazione del settore degli appalti pubblici e dei consorzi stabili. L’impegno del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) è quindi certamente apprezzabile, ma è necessario fare un ulteriore sforzo per garantire un quadro normativo che sia davvero equo e in linea con i principi europei di supporto alle piccole e medie imprese (PMI). Condividiamo appieno quanto riportato nel parere del Senato che ha posto una serie di osservazioni e condizioni vincolanti per migliorare il testo e garantire l’equità normativa, la competitività e la trasparenza. Per garantire una regolamentazione efficace dovrebbero infatti essere chiari tre capisaldi fondamentali:
Cumulo alla rinfusa
Il cumulo alla rinfusa dovrebbe restare un pilastro imprescindibile per i consorzi stabili. Questa pratica consente di unire competenze e risorse, offrendo alle PMI servizi tecnico – amministrativi – legali comuni e la possibilità di partecipare alle gare d’appalto, superando gli ostacoli posti dai requisiti richiesti nei bandi, altrimenti inaccessibili per i singoli. Preservare il cumulo alla rinfusa rappresenterebbe quindi senza dubbio la soluzione ideale. Tuttavia, anche seguendo l'approccio introdotto dal parere della Commissione del Senato, sebbene più restrittivo, consentirebbe di garantire comunque una maggiore certezza giuridica e l'eliminazione di disparità tra gli operatori economici.
Parità normativa per i consorzi stabili
Non c’è ragione per cui i consorzi stabili debbano essere soggetti a regole più rigide e differenti rispetto ai consorzi tradizionali, come quelli delle cooperative o delle imprese artigiane. Questa disparità appare ingiustificata e discriminante in quanto non si può disciplinare in modo diverso istituti con le medesime finalità. Pertanto, è del tutto evidente che per consentire una adeguata riorganizzazione aziendale è necessario un periodo transitorio che garantisca stabilità. Per adattarsi alle nuove regole senza subire contraccolpi, è indispensabile un periodo transitorio di almeno cinque anni, come suggerito anche dalla Camera dei Deputati. Cambiamenti troppo rapidi rischiano di compromettere la capacità pro concorrenziale delle PMI, attraverso lo strumento dei consorzi stabili, se non addirittura la loro stessa sopravvivenza. Il Senato ha riconosciuto l’importanza del correttivo, ma ha sottolineato la necessità di interventi mirati per garantire una transizione armoniosa, salvaguardare le PMI e migliorare la qualità delle procedure di appalto. Il parere si allinea ai principi europei per favorire aggregazioni tra imprese e promuovere una maggiore competitività. Si pensi, per esempio alla Direttiva (UE) 24/2014 che pone un forte accento sull'inclusione delle PMI nei mercati pubblici, riconoscendo il valore dell'aggregazione come strumento strategico per superare le limitazioni legate alle dimensioni delle imprese. Le proposte del MIT, così come sono strutturate ora, potrebbero entrare in conflitto con tali principi, penalizzando le PMI e rallentandone lo sviluppo. È necessario un approccio più inclusivo, basato sui tre pilastri sopracitati, per rafforzare il ruolo dei consorzi stabili come catalizzatori di crescita economica. Il momento è cruciale. Chiediamo al Ministro Salvini e al Presidente Meloni di considerare con attenzione le condizioni vincolanti poste dal Senato e di adottare una regolamentazione equilibrata e inclusiva. Questo non è solo un dovere normativo, ma un imperativo per il benessere economico del Paese. I consorzi stabili rappresentano una risorsa cruciale per il sistema imprenditoriale italiano e un motore di sviluppo per le PMI. Solo attraverso un quadro normativo più giusto e aderente ai principi europei sarà possibile garantire loro il ruolo di protagonisti nello scenario economico nazionale. L’Italia ha bisogno di una visione lungimirante: si dà valore alle PMI, si tutela il lavoro, si costruisce il futuro.
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