Cultura, collaborazione tra Sicilia e Napoli porta al Salinas la “Stele Borgia”. Amata: «Gli scambi strategia vincente»
La “Stele Borgia”, una grande lastra funeraria in marmo di Tasos (Ionia asiatica) capolavoro dello “stile severo”, databile intorno al 470 a.C. è in mostra al Museo archeologico regionale Antonio Salinas di Palermo, nella stessa sala dove, da ieri, sono esposti i quattro vasi ciprioti del Metropolitan Museum di New York. La stele, che proviene dalle collezioni del Mann-Museo archeologico nazionale di Napoli, si trova a Palermo grazie agli accordi di collaborazione tra alcuni musei della Sicilia e il museo napoletano. La Sicilia, infatti, partecipa alla mostra “Bizantini: luoghi, simboli e comunità di un impero millenario” appena inaugurata nel capoluogo campano e visitabile fino al 13 febbraio, con numerosi e preziosi oggetti provenienti dal Salinas di Palermo, dal Museo regionale Paolo Orsi di Siracusa e dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Siracusa.
«La collaborazione sempre più frequente con i musei italiani e stranieri è tra gli obiettivi che intendo perseguire durante il mio mandato – sottolinea l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Elvira Amata – consapevole che la cultura ha bisogno di uscire dal chiuso delle sale espositive e generare curiosità. Ogni opera d’arte che esponiamo fuori dalla Sicilia è un richiamo alla nostra terra, alle suggestioni e alle numerose “tentazioni” che la nostra Isola offre in termini di cultura, arte, spettacolo, tradizioni ed enogastronomia. I nostri beni in giro per il mondo sono i più potenti testimonial e attrattori turistici che abbiamo; si tratta di costruire una rete comunicativa e di promozione che sappia moltiplicare l’effetto di trascinamento. E su questo – precisa l’assessore Amata – stiamo già lavorando».
La mostra di Napoli, che ospita oltre cinquecento reperti concessi in prestito dai principali musei e siti archeologici di Italia e Grecia, racconta il millennio bizantino approfondendo vari temi, quali la struttura del potere e dello Stato, l’insediamento urbano e rurale, gli scambi culturali, la religiosità e le espressioni della cultura scritta, letteraria e amministrativa.All’interno di questo ambito un importantissimo contributo è stato fornito dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Siracusa con la “navis lapidaria”, un relitto contenente un carico di elementi architettonici, finiti o in fase di semi-lavorazione, completo di colonne, capitelli, basi, plutei, pilastrini, ambone – alcuni dei quali ancora inediti – rinvenuto al largo di Punta Bove Marino a Marzamemi (Sr), che rappresenta ad oggi il più importante complesso archeologico sottomarino del Mediterraneo, legato alla cristianità.
Dal Museo Paolo Orsi di Siracusa sono partiti per Napoli 40 pezzi tra marmi, gioielli, bronzi, pesi e sigilli. Tra questi un grande capitello in marmo del VII secolo d.C., proveniente da Costantinopoli, gioielli, monete, una lucerna. La prossima primavera il Museo di Napoli concorrerà con i suoi beni a nuovi allestimenti cui il museo di Siracusa sta già lavorando.
Mentre il Museo Salinas espone a Napoli lo straordinario anello matrimoniale in oro e smalti di Siracusa che, secondo alcuni studiosi, è appartenuto all’imperatore Costante II (630-668); una collana con croce, parte di un tesoro trovato a Campobello di Mazara del VII-VIII secolo; alcuni sigilli di funzionari, ma anche fibbie e anelli in bronzo, comunemente utilizzati nella Sicilia bizantina, e un nucleo di rinvenimenti selinuntini che testimoniano della vita della città dal IV al VII secolo, come la bella lucerna in bronzo (IV secolo) e l’anello a sigillo d’argento di VI-VII secolo.