Da venerdì all’Orto Botanico di Roma ‘Regina Horti’, mostra della pittrice Laura Federici

(Adnkronos) – Le suggestioni nate dal contrasto tra le luci e i colori dell'Orto botanico e il mondo immobile del vicino carcere di Regina Coeli riversate su tele, tavole e carte. E' 'Regina Horti' la mostra della pittrice Laura Federici che si inaugurerà domani, con apertura al pubblico venerdì, negli spazi della Serra Espositiva dell'Orto Botanico di Roma. Presentata dal Museo Orto Botanico e Sapienza Università di Roma, curata da Alberto Dambruoso, la mostra sarà in allestimento fino al 22 ottobre.   Nel 2016 la pittrice Laura Federici si era recata più volte all’interno dell’Orto Botanico trascorrendovi diverse ore della giornata a meditare, scrivere e disegnare e, oggi, a distanza di sette anni, vi fa ritorno per presentare una mostra personale che parla sia dell’Orto (le opere in mostra sono state realizzate dopo un’immersione totalizzante con il paesaggio dell’Orto Botanico) ma al contempo di un altro luogo vicino, il carcere di Regina Coeli dove l’artista ha realizzato dal 2016 diversi progetti artistico-rieducativi con i detenuti, alcuni dei quali ispiratisi proprio all’Orto Botanico. “Due luoghi, due storie si fondono qui: uno fuori e l'altro dentro, vicini e irraggiungibili, chiusi uno all'altro e al contempo congiunti'', spiega Laura Federci. ''L'edificio della casa circondariale di Regina Coeli viene invaso dai colori dell'Orto, dal vento e dalle nuvole veloci, la luce mobile e il suono dei suoi abitanti leggeri. Natura e architettura, una coppia selvaggia, che fa fatica a restare unita; le foglie degli alberi a volte perdono colore, a volte ingoiano i cancelli, abitando tranquille le volte”.  Tutte le opere di Laura Federici sono caratterizzate da un segno rapido che emerge dal fondo dei suoi dipinti, sopra al disegno prende vita il colore, immediato, veloce anch’esso nell’esecuzione. Nel dar vita alle sue opere, l'artsita si serve contemporaneamente di più media diversi, ognuno dei quali concorre alla definizione finale dell’opera. Le sue ricognizioni nei luoghi che poi verranno riversati nelle sue tele oppure nelle tavole o ancora nelle carte, partono sempre da registrazioni video. Una volta a studio Federici seleziona i frame video e li estrapola per poi procedere con il disegno, la pittura e a volte il collage. ''Questi lavori – continua Federici – sono sempre per me ‘'attimi'', porzioni di tempo, più che dipinti; mi piace si legga questo, lo scorrere dello sguardo, la presenza invisibile del frame del video che li ha generati, la luce che muta, lo sguardo che gira mentre il tempo scorre”.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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