Decreto liquidità, noie e rischi. Perrone:”Burocrazia inutile per interventi che sono straordinari”
“Per gli autonomi la domanda presenta vari rischi di restituzione in caso di minimo errore e per attivare la cassa integrazione a favore dei dipendenti dobbiamo ancora lavorare su uno tra quattro modelli”. A parlare è il commercialista Stefano Perrone – dopo aver ricevuto il comunicato stampa congiunto Abi-Inps per chiarire la prassi, per rassicurare utenti e commercialisti. “Nessuna impresa oggi dovrebbe dichiarare una crisi aziendale – continua – i provvedimenti del Decreto liquidità sono straordinari in conseguenza dell’emergenza Covidis 19 e basterebbe poco per ridurre i tempi della burocrazia per l’erogazione delle somme. Mentre tutto viene variegato da difficoltà che non danno certezze e tranquillità di poter stare vicini ai clienti come vorremmo e soprattutto alle loro difficoltà”.
“L’INPS e l’ABI comunicano che sono state introdotte semplificazioni e nuove misure – scrivono Abi e Inps – volte a ridurre i tempi per l’accredito dei trattamenti di integrazione al reddito (assegni cassa integrazione ordinaria, cassa in deroga, assegni del fondo integrazione salariale e dei fondi bilaterali) previsti dal decreto-legge “cura Italia”. In particolare, le procedure INPS, per l’accredito della prestazione, non richiedono più l’invio dei modelli cartacei validati presso gli sportelli bancari e postali. La verifica sulla validità dei conti correnti indicati per il pagamento delle prestazioni è ora effettuata con applicativi che comunicano direttamente con le banche (Data base condiviso). Allo stesso tempo, è stato semplificato il modulo telematico con cui le aziende comunicano i dati dei lavoratori per il pagamento dei trattamenti di integrazione del reddito. Nel modulo sono, tra l’altro, indicati il codice fiscale e l’Iban, cioè l’identificativo del conto corrente sul quale avviene l’accredito della prestazione del lavoratore. ABI ha definito la convenzione nazionale che consente ai lavoratori sospesi dal lavoro a causa dell’emergenza COVID-19 di ricevere dalle banche un’anticipazione dei trattamenti ordinari di integrazione al reddito e di cassa integrazione in deroga previsti nel decreto-legge “cura-Italia” rispetto al momento di pagamento dell’Inps. In particolare, dopo la presentazione all’INPS della domanda per il trattamento di integrazione salariale, il lavoratore può rivolgersi alla banca per ottenere un’anticipazione del trattamento per un importo massimo di 1.400 euro. L’utilizzo delle recenti innovazioni, anche tecnologiche, contribuisce a semplificare il processo di erogazione dell’anticipo dei trattamenti di integrazione al reddito da parte delle banche. La convenzione favorisce anche la gestione delle pratiche in “remoto”, così da limitare l’accesso in filiale alle esigenze indifferibili, in coerenza con quanto concordato tra ABI e i sindacati dei bancari Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin lo scorso 24 marzo 2020. Per questa ragione si raccomanda che i lavoratori interessati si rivolgano per telefono alla propria banca in modo che non sia necessario recarsi in banca per ricevere l’importo sul conto corrente.
Sui social si moltiplicano le voci di dissenso soprattutto di chi cerca di rispettare le regole e l’imprenditore Ezio Sindoni, titolare di una sala ricevimenti di Valdina, matura una conclusione che fa riflettere :”Ho chiuso dal 1 Marzo anticipando il decreto perché non in grado di rispettare le prescrizioni nella mia attività; non so tra quanti mesi potrò riaprire(settembre?)e con quali limitazioni; ho pagato le rate dei mutui le prime tre settimane, dal 1 Ottobre dovrò pagarle nuovamente con la maggiorazione degli interessi sulle rate sospese; Ho pagato le bollette, o meglio le accise in esse previste essendo i consumi al minimo; Non ho pagato iva e contributi(sono rinviati non sospesi) e dovrò farlo a Giugno insieme a tutto il resto;ho pagato i dipendenti; ho pagato i fornitori; ho ricevuto 0(zero) aiuti economici, eppure ho dovuto mangiare e mantenere la famiglia; ho perso,ad oggi,il 60% del fatturato 2020 con l’annullamento o il rinvio degli eventi programmati da Marzo a Luglio e chissà da Agosto in poi; Ho aspettato con ansia il decreto per gli aiuti alle imprese e scopro che il massimo che potrò ottenere saranno 25 mila euro da pagare in 48 rate(i primi 24 mesi pare siano di preammortamento)che si aggiungono agli altri mutui/prestiti che fino a ieri ho sempre onorato e che serviranno a mantenere le spese fisse della mia attività in questi mesi di chiusura(posto che la banca li eroghi)ovvero manutenzioni ordinarie e straordinarie,utenze,rateizzazioni,assegni dati a garanzia di fatture emesse ecc ecc; Con dignità e doveroso senso civico non esco dal paesino in cui vivo da 38 giorni; Non mi lamento mai,non mi interessano le polemiche, ma vi chiedo: chi me lo fa fare ad avere una partita iva in Italia?”