Ex Ilva, Stato entra in A.Mittal: nasce Acciaierie d’Italia

Lo Stato ritorna ufficialmente nell’acciaio: Invitalia ha annunciato oggi, infatti, di aver perfezionato l’accordo di coinvestimento con A.Mittal, previsto dall’intesa del dicembre scorso, ed erogato la prima tranche da 400 mln con cui partecipare per il 38% al capitale sociale e acquisire il 50% dei diritti di voto della newco che guiderà il futuro dell’ex gruppo Ilva: la nuova società si chiamerà Acciaierie d’Italia Holding Spa e la sua principale controllata operativa ArcelorMittal Italia sarà rinominata Acciaierie d’Italia.

A finanziare l’operazione contributi in conto capitale assegnati per questo dal Ministero dell’Economia per l’acquisto di azioni ordinarie. La formalizzazione dell’ingresso in A.Mittal arriva da una nota di Invitalia preceduta di poco dall’annuncio del ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti nel corso del question time alla Camera: “è questa la prospettiva su cui ci siamo avviati, intendiamo perseguirla e finalizzarla nell’ambito di una strategia nazionale dell’acciaio’, diceva spiegando di aver indicato anche “i nuovi amministratori” che guideranno la newco.

L’ingresso dello Stato nell’ex Ilva infatti prevede anche un riassetto societario: il Cda della newco sarà composto da 6 membri, 3 di nomina del socio pubblico e 3 da quello privato. Per ora però le nomine non sono state ufficializzate anche se nei giorni scorsi alcune indiscrezioni davano Franco Bernabè il candidato più prossimo alla presidenza del Cda. Ad A.Mittal invece spetterà la nomina dell’Ad. Il fine dell’operazione, ribadisce infine Invitalia , “a una valenza di iniziativa strategica a sostegno delle imprese e dell’occupazione nel Mezzogiorno, al fine di rilanciare e riconvertire, in chiave green, il sito siderurgico dell’Ilva, coerente con la strategia, governata dalla Commissione europea, di garantire all’Europa “zero emissioni” entro il 2050”.

Ma il perfezionamento del passaggio allo Stato dell’ex gruppo Ilva avverrà solo nel 2022 a fronte di un ulteriore investimento che farà salire al 60% la partecipazione di Invitalia a fronte di un investimento da parte di ArcelorMittal fino a circa 70 milioni di euro che consentirà alla multinazionale di mantenere una partecipazione del 40% e il controllo congiunto sulla società. Ma è A.Mittal a voler ricordare come il perfezionamento del coinvestimento potrà avvenire solo al verificarsi di determinate condizioni sospensive”.

E tra queste, elenca la multinazionale dell’acciaio: “la modifica del piano ambientale in vigore per tenere conto delle modifiche del nuovo piano industriale; la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto; e l’assenza di misure restrittive, nell’ambito dei procedimenti penali in cui Ilva è imputata nei confronti di Acciaierie d’Italia Holding o di sue società controllate”. Nel caso in cui perciò le condizioni sospensive non si verificassero, si legge ancora, “Acciaierie d’Italia Holding non sarebbe obbligata a perfezionare l’acquisto dei rami d’azienda di Ilva e il capitale in essi investito verrebbe restituito”.

Soddisfatti i sindacati per i quali però restano le preoccupazioni per “i nodi irrisolti” di una vertenza in stallo, che si trascina da anni, e per la quale il 23 aprile torneranno ad incrociare le braccia i lavoratori di Taranto. “La conclusione formale della prima fase del percorso di ingresso di capitale pubblico in ArcelorMittal attraverso Invitalia, rappresenta un passo nella direzione tracciata dall’accordo con il Governo”, dice il leader Fiom, Francesca Re David che parla di “eredità pesante” sulle spalle di Acciaierie d’Italia non solo in termini finanziari, ma in termini di ” mancata innovazione tecnologica, di condizioni di ambiente e sicurezza, di incertezza occupazionale appesantita anche da recenti decisioni inaccettabili e surreali nella gestione delle relazioni sindacali e industriali”. (segue)

Per questo la decisione di oggi deve essere ”parte di una scelta più generale che colloca le prospettive di Acciaierie d’Italia dentro il piano nazionale per la siderurgia e l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund”. Bene anche per la Fim:”finalmente dopo mesi registriamo un atto concreto che deve sbloccare la situazione di stallo della vertenza. Ora bisogna recuperare il troppo tempo perso. Chiediamo per questo da subito all’azienda di dar vita al piano di potenziamento produttivo e manutenzione per riattivare gli impianti e riassorbire al più presto i troppi lavoratori in cassa integrazione”, commenta il leader Roberto Benaglia.

E spera nell’avvio di una nuova fase la Uilm. “Con oggi si è conclusa un’esperienza fallimentare. Da domani deve iniziare una nuova fase che veda la partecipazione diretta dello Stato nella gestione dell’ex Ilva. E’ fondamentale a questo punto abbandonare una gestione unilaterale e autoritaria degli stabilimenti”, dice chiedendo “una solida e duratura prospettiva industriale che risponda anche alle necessità economiche dei territori e di tutto il Paese”. Intanto al Senato è andata avanti la discussione sulla mozione di Fdi che chiedeva il ripristino dell’immunità penale relativamente alla gestione dell’ex Gruppo Ilva.(Adnkronos)

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