“Farmaco contro il cancro inaccessibile, mio padre in Austria per curarsi”: l’appello

(Adnkronos) – "Due anni fa, a mio padre è stato diagnosticato un cancro alla prostata metastatico. Dopo cicli di chemioterapia, radioterapia e un intervento chirurgico, la malattia è progredita in modo aggressivo. L'ultima speranza per fermarne l'evoluzione risiede nella terapia radiometabolica con Lutezio-177 Psma, un farmaco approvato dall'Ue, dall'Aifa e dall'Ema. Tuttavia, in Italia questo farmaco, sebbene approvato, rimane di fatto inaccessibile per molti pazienti". A lanciare l'appello è Alessandra Marenga per il padre Giuseppe, "un medico chirurgo d'urgenza del Policlinico Umberto I (Roma) e docente universitario dell'Università La Sapienza". La volontà è "portare alla ribalta una questione che riguarda non solo la nostra famiglia, ma anche tanti altri malati oncologici in Italia".  "Il trattamento in Italia – ricostruisce la figlia – è disponibile solo attraverso o trial clinici (gratuiti, sperimentazioni su un farmaco non sperimentale) oppure con costi proibitivi che devono essere anticipati interamente (oltre 130.000 euro per sei sedute), e nel contempo i tempi di attesa per l'approvvigionamento del farmaco da parte degli ospedali possono arrivare a 4-5 settimane, un lasso di tempo insostenibile per pazienti nelle condizioni critiche di mio padre", precisa Alessandra. Pertanto "abbiamo deciso di avviare la terapia in Austria, a Innsbruck, dove i costi sono più bassi (15.000 euro per seduta) e il trattamento verrà iniziato con urgenza il 16 dicembre. Per coprire le spese, abbiamo aperto un crowdfunding" su GoFundMe.  "Tuttavia – osserva Marenga – questa situazione mette in evidenza delle problematiche più ampie: il paradosso di un farmaco approvato che rimane 'sperimentale' in Italia; l'onere economico e burocratico che grava sulle famiglie, anche per diritti sanciti dall'Unione europea, come l'assistenza sanitaria transfrontaliera; le tempistiche incompatibili con le esigenze dei malati oncologici in stato avanzato. La nostra famiglia ha esaurito i risparmi e si trova a fronteggiare non solo la malattia, ma anche un sistema che rende difficile accedere all'unica terapia salvavita che rimane". "Il caso di mio padre – continua la figlia – è emblematico: un uomo che ha dedicato la sua vita alla sanità pubblica, sostenendo il diritto universale alla cura, oggi si vede costretto a chiedere aiuto per accedere a un trattamento che gli spetterebbe di diritto".  "Il fatto che mio padre Giuseppe non possa richiedere l'anticipo del Tfs perché l'Inps ha esaurito i fondi, e che la famiglia debba restare senza reddito per almeno 55 giorni tra il termine del lavoro e il primo percepimento della pensione, evidenzia le criticità del sistema che quindi priva Giuseppe di accedere all'unica e ultima terapia di cui necessita", rimarca Alessandra Marenga. E poi "il fatto che i tempi burocratici di richiesta dell'assistenza transfrontaliera siano lunghi, per i quali Giuseppe intanto deve cominciare la terapia con le sue risorse. Sono tutti problemi di enorme portata". Problemi che la figlia solleva, non solo per suo padre.   "Sta suscitando una certa apprensione l'appello lanciato dalla figlia di Giuseppe Marenga, docente universitario dell'Università Sapienza e medico del Policlinico Umberto I di Roma, che ha aperto un crowdfunding per sostenere le cure del padre, malato di cancro alla prostata metastatico", scrivono in una nota i deputati del Movimento 5 Stelle Andrea Quartini e Gaetano Amato. "L'ultima speranza per fermare l'evoluzione della malattia risiede nella terapia radiometabolica con Lutezio-177 Psma, un farmaco approvato dall'Ue, dall'Ema e dall'Aifa, ma che in Italia attende ancora il completamento dell'iter del costo e rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale, diventando di fatto inaccessibile per molti pazienti. Il trattamento è disponibile con certezza solo affrontando costi proibitivi, pari a oltre 130mila euro per sei sedute, che devono essere anticipati interamente", affermano. "E allo stesso tempo, l'attesa per l'approvvigionamento del farmaco da parte degli ospedali possono arrivare a 4-5 settimane. Un tempo insostenibile per i pazienti, che a volte, come nel caso del professor Marenga, si vedono costretti a recarsi all'estero con molta fretta, non riuscendo quindi nemmeno a ottenere il riconoscimento dell'assistenza sanitaria transfrontaliera, che consentirebbe un supporto finanziario dell'Asl sui viaggi e sui costi delle terapie – rimarcano i deputati M5S – Abbiamo presentato un'interpellanza al ministro della Salute Schillaci per spingerlo a intervenire sul caso del professor Marenga e di tutti gli altri cittadini italiani che si trovano nella sua situazione, potenziando l'accessibilità alla terapia necessaria, accelerando i tempi del riconoscimento dell'assistenza sanitaria transfrontaliera e valutando se in questo genere di casi sia possibile garantire le necessarie cure con oneri a carico dei bilanci delle Regioni".  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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