Filcams Cgil rigetta l’accordo sulle premialità proposto da Fisascat Cisl e Confcommercio: “Svantaggioso e consente disparità”
“Un tale sistema di relazioni sindacali non è contrattazione, perché è elusivo di una dialettica democratica. L’accordo proposto è svantaggioso per i lavoratori e consente disparità di trattamento”: dura presa di posizione della Cgil Filcams di Messina, rappresentata dalla segretaria generale Giselda Campolo, in occasione della riunione sull’accordo quadro territoriale per la detassazione della premialità di risultato, redatto da Fisascat Cisl e condiviso da Confcommercio, e pronto per la firma. “Lo rigettiamo integralmente sia per metodo che per merito – prosegue la Campolo – infatti siamo stati convocati a cose fatte, peraltro nell’ordine del giorno non era specificato il contenuto dell’incontro, ma solo un ordine del giorno generico. E soprattutto mancano numerosi elementi assolutamente essenziali a tutela di lavoratori e lavoratrici, previsti dalla legge; non intendiamo accettare cose preconfezionate e per giunta male”.
L’accordo sulle detassazioni delle premialità, normato dall’art. 1, cc. 182-190 (L. 28 dicembre 2015, n. 208), infatti dovrebbe contenere una serie di indicatori: “È vago e privo di alcuna definizione che non sia una semplicistica replica della norma aggiornata con ulteriori elementi di libertà e indefinitezza”.
Ad esempio non sono previste: una chiara definizione di criteri di misurabilità, incrementalità, verificabilità e periodo congruo; il perimetro incontrovertibile di applicazione dell’accordo e la relazione che lo stesso ha con i conseguenti omologhi di livello aziendale; l’obbligo di dichiarazione preventiva da parte dell’azienda che erogherà il premio di risultato discendente da questa contrattazione, né si prevede che la stessa venga comunicata, quale informativa a lavoratrici e lavoratori interessati, né, conseguentemente, si indica la validità di questa adesione, né si predispone e allega il modello della Comunicazione di Adesione; una comunicazione scritta dei risultati raggiunti ai lavoratori né ad un indirizzo di riferimento delle parti sociali, né della associazione datoriale, né delle organizzazioni sindacali, né si definisce la cadenza del report e degli incontri per la valutazione e il monitoraggio congiunto dell’andamento e degli effetti dell’attuazione dell’Accordo Quadro Territoriale; la verificabilità tramite idonee documentazioni di confronto; gli indicatori incontrovertibili, al contrario sono vaghi ed opinabili (peraltro liberi e includenti anche casi non considerati nel corpo del verbale stesso), aggiungendone alcune interpretazioni, non sempre condivisibili, peraltro considerate esemplificative e non esaustive, senza perentorietà, dunque rispetto alle stesse; il coinvolgimento paritetico di lavoratrici e lavoratori; nulla per le somme maturate nell’annualità precedente ad un eventuale disdetta e la cui erogazione è prevista nell’anno successivo;
l’aggiornamento dei massimali in linea con eventuali aggiornamenti normativi; pur prevedendo la convertibilità del premio di produzione in trattamenti di welfare, è esclusa la scelta del lavoratore tra le due e eventualmente tra le forme di welfare, e conseguentemente non si determinano le modalità di espressione e certificazione della scelta.
“Questo accordo non consente neppure un monitoraggio – conclude la Campolo – ci sarebbe da chiedersi che rappresentatività abbiano le due parti che dalla trattativa hanno espulso in questa riunione i rappresentanti della quasi totalità di lavoratrici e lavoratori, la parte debole. Suggeriamo la disdetta dall’accordo firmato e la tempestiva convocazione di un tavolo di confronto al fine di espletare la trattativa dovuta”.