Final Fantasy XVI, la recensione
(Adnkronos) – I cristalli sono da sempre il fondamento dell'epica di Final Fantasy: hanno causato guerre, dato inizio a viaggi incredibili, cementato amicizie e amori e racchiuso la magia insita nella saga RPG di Square Enix. Perché quindi la missione di Clive Rosfield, protagonista di Final Fantasy XVI, è quella di distruggere per sempre i cristalli e il loro dominio su Valisthea, il continente in cui è ambientata questa fantasia finale? Cambia la prospettiva, ma non a caso: Final Fantasy XVI è effettivamente un punto di rottura, la summa di un percorso durato 17 anni, quando Final Fantasy XII ha messo in discussione i combattimenti a turni e le meccaniche di gioco che si erano ripetute per tutti i capitoli precedenti. In un lungo viaggio tra generi sempre più viranti verso l'azione pura, abbiamo già visto eroi ed eroine di Final Fantasy combattere in tempo reale prima d'ora, ma mai con la foga di Clive. Final Fantasy XVI è senza mezzi termini prima di tutto un gioco d'azione, o meglio ancora un hack'n slash che non sfigura di fronte a mostri sacri del genere come Bayonetta o Devil May Cry V, con il quale il gioco condivide non a caso un membro chiave dello staff, Ryota Suzuki, qui Combat Director. Final Fantasy XVI, solo per questo, è il Final Fantasy meno Final Fantasy di tutti: non c'è un party di personaggi vero e proprio, se non quelli che ci seguiranno e combatteranno con noi senza però essere comandati o livellati in alcun modo dal giocatore. L'aspetto più ruolisrico di FFXVI è nel menu di crescita del personaggio, strutturato con la possibilità di migliorare le armi e le abilità degli Eikon, possenti creature che aiutano Clive in battaglia. Allo stesso modo, il gioco rinuncia a qualsiasi velleità da open world e anzi permette gli spostamenti con un semplice clic su una mappa, limitando di moltissimo la libertà di movimento del giocatore. I "corridoi" nei quali andare dritti e uccidere nemici a iosa sono tornati prepotentemente, e in questo forse l'unico episodio del passato che viene citato è il pur criticissimo Final Fantasy XIII. Le premesse sul gameplay sono chiare dalle primissime ore di gioco, durante le quali le risse, gli Eikon e le lunghissime scene non interattive si susseguono contrariando il fan hardcore di Final Fantasy, che se non fosse per le magie e i chocobo avrebbe quasi l'impressione di stare giocando a qualcos'altro. Arriva un punto però, nel nostro caso dopo poco meno di una decina di ore a Valisthea, in cui il disappunto lascia spazio alla comprensione: FFXVI non è solamente un mix tra God of War, Devil May Cry, Elden Ring e Final Fantasy XIII. È anche, e soprattutto, il Final Fantasy con l'intreccio narrativo più dettagliato, appassionante e ben scritto di sempre. Era da decenni che in un gioco della serie i personaggi non venivano esplorati e approfonditi così bene: le loro ragioni, le loro paure, la loro forza, i delicati equilibri di potere nella lotta tra i sei Regni, la vendetta, l'amore e il sangue sono i veri protagonisti del gioco. Di primo acchito viene da pensare a Game of Thrones, anche perché nessun Final Fantasy è mai stato maturo come questo per situazioni e linguaggio. Tuttavia, al contrario di sei interminabili stagioni di una serie TV, Final Fantasy XVI racconta un'epopea in una quarantina di ore di gioco (missioni secondarie e extra a parte) e più di dodici ore di intermezzi non giocabili. Un'infinità, per chi non ama posare il controller per seguire la trama di un gioco, ma senza dubbio eccezionali dal punto di vista narrativo e registico. Pur perdendosi in chiacchiere a iosa come ogni Final Fantasy, questo non è né confuso né incompleto. Ancora di più, la tematica è matura e la sceneggiatura non incespica: Kazutoyo Maehiro, che aveva già lavorato a Final Fantasy Tactics e a Vagrant Story, racconta in un crescendo emozionante le vicende di Clive Rosfield e del perché i potenti di Valisthea abbiano deciso di sfruttare l'energia dei cristalli e soggiogare, rendendoli paria, coloro che riescono a usare la magia senza l'aiuto dei suddetti. Una sorte persino peggiore tocca ai Dominanti, che nonostante il potere che hanno nella loro capacità di evocare possenti e pericolosissime creature (Eikon), finiscono inevitabilmente consumati dal proprio destino. Tecnicamente, Final Fantasy XVI è il titolo di Square Enix più ambizioso degli ultimi anni: le ambientazioni sono eccezionali, la caratterizzazione e le animazioni del personaggio principale altrettanto, e al day one il gioco non è afflitto da alcun bug o imprecisione se non numerosi cali di frame rate (anche in modalità 60Hz) che occorrono quando le ambientazioni sono troppo ricche. Un altro problema evidente è la disparità tra la cura nella realizzazione di Clive e quella riposta nei personaggi non giocabili, che arriva a volte a modelli poligonali degni della scorsa generazione di console. Non di meno, la grafica di Final Fantasy XVI si riserva un effetto wow eccezionale, degno di PS5. Il commento sonoro, non di meno, è stellare e riprende il tema della serie coniugandolo con una possente colonna sonora che spazia dai toni epici a improvvisi picchi sintetici di modernità, specialmente quando gli Eikon combattono tra loro. Queste sezioni, che variano il gameplay a seconda delle occasioni, sono il momento "kaiju" del gioco, chiara citazione dei classici film di Godzilla. Sono spettacolari ma spesso simili tra loro, eppure spezzano il ritmo visto che sono dosati alla perfezione. Lo stesso non si può sempre dire dei combattimenti classici: sono sostanzialmente il fulcro del gioco, richiedono una forte concentrazioni per concatenare combo, proiezioni, schivate e combattimento a mezz'aria, e finiranno per mettere a dura prova i vostri pollici, visto che alcuni nemici possono uccidere con un paio di colpi. Fortunatamente, il gioco ha trovato un escamotage per permettere a tutti di giocare senza frustrazione: Clive può indossare vari accessori che gli permettono di facilitare gli scontri, ad esempio schivando in automatico o realizzando le mosse speciali con l'utilizzo di un solo tasto. Il producer Naoki Yoshida e il director Hiroshi Takai (grande appassionato di Bloodborne, e si vede) hanno davvero realizzato l'impossibile: un Final Fantasy che, al sedicesimo episodio, reinventa completamente la serie e le dà un senso nuovo senza snaturarla. Clive è un protagonista a tutto tondo, ben lontano dal concetto di musone di poche parole che è (quasi) sempre stata la caratteristica numero uno dei protagonisti della saga. Jill è una protagonista femminile dal passato straziante e dalla determinazione e forza eccezionali, tutto fuorché debole e in cerca di qualcuno che la salvi. Allo steso modo, la schiera di antagonisti è scritta ottimamente in un crescendo di malvagità e forza che spinge il giocatore ad attendere la prossima sequenza narrativa con impazienza, anche se interromperà il gameplay per l'ennesima volta. Il concetto è semplice e ce lo aveva insegnato Metal Gear Solid su PS1 nel 1998: una narrazione di alto livello, seppur non interattiva, può diventare parte di ciò che rende un semplice videogioco un videogioco imperdibile. Final Fantasy XVI è questo: sulle macerie dei cristalli che furono, è nato un capolavoro.
Formato: PS5 Editore: Square Enix Sviluppatore: Square Enix, Creative Business Unit III Voto: 9/10
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