Gambero Rosso racconta “Messina e la generazione Disgraziata”, storia di “Don Minico” che ha inventato lo street food sui colli Peloritani
Gambero Rosso racconta “Messina e la generazione Disgraziata”, ovvero la storia di “Don Minico” che ha inventato lo street food sui colli Peloritani, col passaggio “obbligatorio” alla “casa di cura” fondata dal padre Domenico e oggi gestita da Paolo Mazza, in una foto d’archivio insieme con una bella pagnotta ancora da tagliare. Ecco cosa scrive Gambero Rosso a proposito della tipicità Made in Messina: “Una paninoteca che ha precorso i tempi: il chiosco alle Quattro Strade, sui Colli San Rizzo, nel corso di decenni – ha aperto nel 1950 – è diventato un simbolo dell’identità gastronomica di Messina grazie a un saporito pane farcito, la Pagnotta “alla Disgraziata”. Il suo artefice fu Domenico Mazza, Don Minico, che in gioventù, prima della guerra, dal villaggio di Gesso, ogni giorno portava a piedi in città il pane appena sfornato dal forno in cui lavorava. Dopo varie vicissitudini, lasciato il forno, aprì un chioschetto che vendeva gassose, proprio tra i boschi sui Colli San Rizzo che quotidianamente attraversava. L’ispirazione per la Disgraziata arrivò dal fagotto che ogni giorno sua moglie gli faceva recapitare, tramite la cortesia dell’autista di una corriera, per il pranzo: avvolto nel tipico fazzoletto di stoffa, la truscia, ecco una pagnotta ripiena di melanzane e pomodori sott’olio fatti in casa uniti a quanto la dispensa permetteva.
Spesso clienti o cacciatori, che passavano di lì a ora di pranzo, venivano invitati da Domenico a condividere la pagnotta. C’era anche qualche indesiderato che si appropriava del pranzo senza invito: per punire il ladruncolo un giorno Minico ebbe l’idea di farcire il pane con tanto peperoncino; da qui, dall’imprecazione del malcapitato (“questo pane è disgraziato come te”), l’idea di servire la specialità che in seguito ha conquistato generazioni di avventori.
La Pagnotta alla Disgraziata
Il chiosco è diventato meta prediletta delle passeggiate fuori porta dei messinesi e, negli anni ’70, ha preso il nome di Casa di Cura di Don Minico, grazie all’idea del figlio Paolo, che era sicuro che i panini del padre potessero curare tutti i mali. E, in effetti, data la corposità di sapori, la Pagnotta alla Disgraziata resuscita i morti: il pane siciliano di semola fatto in casa viene farcito con melanzane e carciofini sott’olio, pomodori secchi, olive schiacciate, formaggio primosale al pepe e salame locale. Tanto si è radicato nella cultura peloritana che, nel 2003, il Ministero delle Politiche Agricole lo ha inserito tra i PAT, i prodotti agroalimentari tradizionali. Con gli anni il chiosco si è ampliato e l’attività di famiglia è diventata anche un’azienda agricola biologica, dopo la morte di Don Minico, nel 2015, condotta da Paolo e da suo figlio Domenico, che propongono anche le conserve di verdure alla base della famosa Disgraziata”.