Governo, Draghi lavora a mix tecnico-politico
Inizia le consultazioni nel pomeriggio, ma alle spalle ha una mattinata di lavoro piena. Con tante mine lungo la via, ma anche tanta determinazione. Il premier incaricato Mario Draghi disegna il governo che dovrebbe nascere nei prossimi giorni, domani e sabato ha altri due giorni per sondare le forze politiche e capire come comporre la squadra. Che tuttavia, dovrebbe avere al suo interno non solo tecnici ma anche ministri con la casacca di partito, “uno per ogni forza politica, al massimo due per i partiti maggiori”, riferiscono fonti beninformate all’Adnkronos. Mentre il rebus delle forze politiche che lo sosterranno non è ancora sciolto. Anche se oggi si registrano decisi passi avanti.
La destra va in ordine sparso, il M5S accelera il processo di metamorfosi interna, complici Giuseppe Conte -che veste i panni del ‘facilitatore’ per il suo successore- e Beppe Grillo. Il garante del Movimento, dopo il no a Draghi, inverte la rotta: chiama parlamentari, ministri uscenti, sindaci e volti storici del Movimento per dire che sì un esecutivo guidato dall’ex numero 1 della Bce si può tentare, l’importante è che sia politico e che porti avanti anche le battaglie grilline. Intanto le consultazioni nella sala della Lupa vanno avanti, proseguiranno fino a sabato. Anche se c’è fretta di chiudere, Draghi si prenderà il tempo che serve. Tanto che Maurizio Lupi, dopo le consultazioni, annuncia che “ci sarà un secondo incontro, ci sarà un secondo giro” prima di chiudere.
Da chi ha parlato con lui emerge qualche elemento del ‘Draghi-pensiero’, illustrato alle forze che ha consultato in un discorso di 5 minuti, preciso e lucido. “Ci ha evidenziato che il processo di ripresa non sarà rapidissimo, sarà abbastanza lento – spiega Bruno Tabacci, del Centro democratico – ma che il problema è che infondere fiducia al Paese è una delle condizioni perché questo processo si avvii”.
Il Recovery plan, che tanto ha fatto litigare al suo interno il governo uscente fino a provocarne la rottura, “secondo me, lo riscriverà… e nessuno potrà certo dettargli condizioni perché lui è Mario Draghi”, dice ancora l’esponente centrista. Nell’esecutivo che verrà, le priorità saranno dunque “la pandemia e il piano vaccini”, due elementi “intimamente connessi alle condizioni per la ripresa economica e la tenuta sociale” del Paese, illustra ancora Tabacci, anticipando la contrarietà dell’ex numero uno della Bce, come noto, a una politica basata sui soli “contributi a pioggia”.
Il Recovery con ogni probabilità verrà riscritto, “con uno sguardo lungo a progetti ad alto rendimento”, come spiegava lo stesso Draghi il 15 dicembre scorso, in un colloquio al Corriere della Sera in cui, sommessamente, cercava di dare qualche consiglio al Paese. Ma ora, prima di mettere mano a quel piano che consentirà all’Italia di disporre di ben 209 miliardi di euro, Draghi dovrà comporre la maggioranza che gli consentirà di affrontare una nuova sfida. E non sarà affatto semplice. Poi mettere in piedi la squadra.
E se sui ‘tecnici’ avrà più o meno già in mente il suo gabinetto ideale -tra gli altri girano i nomi di Marta Cartabia, Fabio Panetta (che però occupa un posto strategico nel board della Bce), Carlo Cottarelli, Enrico Giovannini, Dario Scannapieco, Lucrezia Reichlin- sul fronte politico le cose sono destinate a complicarsi. Intanto perché serve discontinuità con il governo precedente se si vuole allargare la base parlamentare, ma preservando i lavori in corso, vedi l’azione del ministero della Salute in piena emergenza. Ma anche nel ‘pesare’ l’ingresso dei partiti: con i big o meno. Intanto, due pesi massimi oggi si tirano fuori: non sarà della partita Matteo Renzi, a sentire le sue parole; e lo stesso premier uscente Conte sarebbe orientato a non fare parte della squadra, per puntare al ruolo di ‘federatore’ dell’alleanza tra M5S e Pd-Leu.(Adnkronos)