“Il carabiniere Nicola Pino e gli altri”, a Barcellona si racconta la strage di Orto Liuzzo del 14 agosto del ’43
La storia grande, quella del Paese, quella d’Italia, è come un grande mosaico, fatto di tante piccole tessere, le storie delle singole persone. L’Anpi di Barcellona Pozzo di Gotto vuole mettere al posto giusto quella di un uomo, quella di Nicola Pino, con una iniziativa che avrà luogo sabato 21 ottobre (ore 17.30, Auditorium Parco urbano “Maggiore La Rosa”).
Nicola Pino, detto da tutti Cola, il 14 agosto 1943, ottant’anni fa, era al ponte Tarantonio, sulla riva settentrionale del territorio di Messina. Era lì, come carabiniere “aggiunto” della Stazione di Castanea, a presidiare insieme ai carabinieri Antonino Rizzo, Tindaro Ricco, Antonino Caccetta, Antonino Da Campo e Santo Graziano.
Quando questi si accorsero che i soldati tedeschi, in ritirata verso Messina, volevano saccheggiare una villa di Orto Liuzzo, andarono in soccorso di Stefano Giacobbe, che cercava di difendere la stessa villa. Ma furono disarmati dai tedeschi e subito dopo, nella notte prima di mezz’agosto, fucilati. Solo Graziano riuscì a scampare, diventando testimone vivente dell’eccidio.
Dopo i saluti istituzionali dell’Amministrazione comunale, sabato 21, prenderanno la parola Tindaro Bellinvia, presidente Anpi Barcellona Pozzo di Gotto, e Vito Raimondo, responsabile della Comunità di S. Egidio.
Seguiranno le relazioni di Pippo Martino e Giuseppe Restifo, rispettivamente presidente e vice-presidente dell’Anpi provinciale di Messina. Sicuramente la testimonianza più toccante sarà poi quella di Anna Benedetto, nipote di Nicola Pino.
Concluderà un’estemporanea artistica di Laura Marchese, pittrice.
Nicola Pino era nato a Barcellona l’8 aprile 1910, figlio di Vito e Carmela Coppolino; al momento dell’uccisione aveva quindi 33 anni; prima di essere richiamato come carabiniere lavorava in campagna, era coniugato ed aveva una figlia, Sebastiana detta Iana, ancora vivente. E da lei viene il ricordo più commovente: il suo papà dai capelli e dagli occhi castani, si divertiva a giocare con la sua bambina, facendole fare il “volo” e solleticandola col naso sul pancino. Dopo la sua fucilazione la famiglia di Pino andò a Orto Liuzzo e ritrovò il luogo dell’eccidio; adesso Cola Pino riposa al cimitero di Barcellona, accanto alla moglie. Quella tomba costò tanto da dover fare debiti; la vedova li saldò con il suo lavoro di ricamatrice. Delle storie “semplici” che però sono la forza della democrazia italiana.
Sarebbe davvero molto importante che Barcellona ricordasse in maniera durevole questo martire della barbarie dei tedeschi alleati di Mussolini e del regime fascista.