Il pm Tescaroli, ‘sottovalutato l’attacco eversivo mafioso nel 1993-94’
(Adnkronos) – "C'è stata una sottovalutazione nel corso del tempo di quella che è stata la pericolosità per la nostra democrazia dell'attacco terroristico eversivo che nel biennio 1993-1994 è stato posto in essere e che ha generato insicurezza e paura nei cittadini. Gli italiani hanno compreso per la prima volta che nessuno poteva sentirsi sicuro nel Paese, nemmeno tra le pareti domestiche". Lo ha detto il procuratore aggiunto Luca Tescaroli, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, intervenendo oggi pomeriggio a Firenze alla presentazione del libro "Georgofili: le voci, i volti, il dolore a trent'anni dalla strage", che sarà distribuito venerdì 26 maggio in edicola in abbinamento gratuito con "La Nazione". La gravità degli attentati mafiosi sul continente, a Firenze, Milano e Roma è stata "svelata dai processi e dalle indagini che ci sono state perché si è compreso – ha spiegato Tescaroli – che Cosa Nostra aveva intrapreso una guerra nei confronti dello Stato, una guerra proiettata a incidere addirittura sulla politica legislativa e governativa del nostro Paese, perchè il ricatto nei confronti dello Stato è consistito nel condizionare le scelte che erano state effettuate: si voleva piegare lo Stato, si voleva indurlo a trattare, e si voleva incidere su quelli che erano i provvedimenti che erano stati emessi e che incidevano sul regime carcerario". "I mafiosi – ha aggiunto Tescaroli – volevano che fosse ritirato il regime del carcere duro, del 41 bis; volevano che venisse eliminata la pena dell'ergastolo; volevano condizionare la legislazione sui collaboratori di giustizia, in modo che venisse arginata la fuoriuscita dall'organizzazione; volevano evitare la normativa sui sequestri dei beni". Volevano, di fatto, smantellare quella "normativa antimafia che oggi noi diamo per scontato ma che è il frutto del sangue versato". Da qui il monito del procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli a proposito del ricorrente dibattito sul regime del 41 bis: "Riflettiamo quando oggi con una certa disinvoltura si considera questo strumento non più adeguato e addirittura lo si ritiene incostituzionale a fronte di pronunce della Corte europea e della Corte Costituzionale che ne hanno invece riconosciuto la piena legittimità". Tescaroli è uno dei magistrati titolari della nuova inchiesta, tuttora aperta, sugli attentati mafiosi del 1993-94 e a tal proposito nel testo scritto per il libro curato dai giornalisti de "La Nazione" sulla strage dei Georgofili in un passaggio afferma: "Rimangono, invero, in ordine ai fatti stragisti del biennio spunti investigativi che impongono di continuare a indagare per verificare se sia dimostrabile sul piano processuale una convergenza di interessi di ulteriori soggetti estranei al sodalizio mafioso nell’ideazione e nell’esecuzione della strage". Tescaroli ha anche espresso "una nota di merito" nei confronti della direttrice della "Nazione", Agnese Pini, per aver avuto "la sensibilità di far predisporre il volume che consente al lettore di rivivere quel tragico passato", apprezzando il lavoro di ricostruzione svolto dai giornalisti Erika Pontini e Stefano Brogioni. Alla presentazione del libro è intervenuto anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, per il quale l'anniversario della strage dei Georgofili segna "il rinnovamento dell'impegno delle istituzioni e della società civile a tenere alto il livello di prevenzione, di educazione alla legalità, di lotta a tutte le mafie e a tutte le forme di criminalità organizzata". "Nonostante Firenze e lo Stato reagirono con forza agli attentati, dobbiamo allo stesso tempo renderci conto che le mafie ci sono ancora, agiscono in modo diverso, meno eclatante, meno sconvolgente dal punto di vista dell'impatto sull'opinione pubblica e per questo forse altrettanto pericolose perché agiscono sotto traccia", ha aggiunto Nardella. Per il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, intervenuto nella sede dell'Accademia dei Georgofili all'incontro coordinato dalla direttrice Agnese Pini, nelle indagini sulla strage dei Georgofili "abbiamo avuto la fortuna di avere magistrati eccezionali che di questa strage hanno ricostruito minuziosamente chi l'ha ordinata, come mandante, e chi l'ha eseguita. E se oggi ci sono persone che pagano è grazie questo lavoro dei magistrati che hanno fatto giustizia". Il libro "Georgofili: le voci, i volti, il dolore a trent'anni dalla strage", realizzato con il contributo di Fondazione Cr Firenze e Coop.Fi, distribuito venerdì 26 maggio con "La Nazione", si apre con il racconto dell'attentato di 30 anni fa: alle 1.04 della notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 un'autobomba esplode in via dei Georgofili a Firenze, sotto la Torre dei Pulci, nei pressi della Galleria degli Uffizi, uccidendo cinque persone, Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, le figlie Nadia di 9 anni e la sorellina Caterina di 50 giorni, e lo studente Dario Capolicchio. Nell'attentato restano ferite 38 persone e il patrimonio storico-artistico gravemente danneggiato. A trent'anni dalla strage voluta dalla mafia terrorista per piegare lo Stato e costringerlo a scendere a patti sulle leggi sui pentiti e il carcere duro, "La Nazione" ripercorre nel libro quei drammatici fatti. Lo fa attraverso il racconto dei suoi giornalisti che furono impegnati sul campo, il ricordo dei testimoni, le interviste a magistrati e investigatori che condussero le indagini. Il volume è corredato di foto storiche e degli atti delle inchieste che hanno portato a scoprire mandanti e esecutori delle stragi in Continente. Soltanto uno, di quei condannati, mancava all'appello. Era il super latitante Matteo Messina Denaro. Nel gennaio scorso è stato arrestato: l'operazione che ha consentito la sua cattura è stata chiamata Tramonto, come l'ultima poesia scritta da Nadia. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)