In Italia uno dei settori più inquinanti è il Tessile, stiamo facendo abbastanza?

(Adnkronos) –
Milano, aprile 2023 – Il Tessile è uno dei settori dell'industria italiana più impattanti, a livello ambientale, poiché produce una quantità enorme di rifiuti, pari a 480.000 tonnellate solo nel 2019. Tuttavia, nonostante questo impatto ambientale significativo, il settore si sta impegnando fortemente per ridurlo. In Italia, il 13% delle imprese e il 9% degli addetti rientra nel campo tessile, il che significa che tutti noi siamo coinvolti in quanto produttori e fruitori dei suoi rifiuti. Attualmente, la maggior parte di questi rifiuti finisce in discarica o viene incenerita, e ciò comporta una situazione non sostenibile a livello ambientale. Nonostante ciò, sia il Governo che le Associazioni del settore Tessile sono sempre più attivi per trovare soluzioni sostenibili per l'intera filiera. Il rapporto “L'Italia del Riciclo” del 2021, condotto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular sulle filiere del riciclo dei rifiuti nel nostro Paese, rivela che il tessile è uno dei settori che produce più rifiuti, insieme a meccanica ed alimentare. La maggior parte dei rifiuti tessili viene destinata al recupero di materia (46%) o smaltita (11%), mentre il restante 43% viene sottoposto a pretrattamenti e stoccaggi. Le aziende "selezionatrici" sono specializzate in attività di cernita, preparazione per il riutilizzo e trasformazione in pezzame industriale dei prodotti non rivendibili come usato, contribuendo al recupero di materia. Nonostante gli sforzi effettuati, la quantità di rifiuti tessili recuperati è rimasta stabile dal 2010 al 2019. Tuttavia, l'attenzione politica e industriale verso il settore è in costante aumento. Il Piano d'azione europeo 2020 sull'economia circolare ha imposto una "Strategia europea sui tessili" per il 2030, che prevede che tutti i prodotti tessili venduti nell'Unione Europea siano duraturi, riparabili e riciclabili, nonché costituiti principalmente da fibre riciclate e prive di sostanze pericolose. In Italia, il PNRR ha creato una specifica linea di investimento per potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di gestione dei rifiuti, con l'obiettivo di raggiungere il 100% di recupero entro il futuro prossimo. Nel 2022 è stata introdotta l'obbligatorietà della raccolta differenziata per i tessili, anticipando le aspettative comunitarie di tre anni. Il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica sta lavorando per l'introduzione della responsabilità estesa del produttore nel settore Tessile, al fine di organizzare la rete di recupero dei rifiuti in modo capillare ed efficiente. Per realizzare questi obiettivi, diverse iniziative sono state avviate da consorzi e associazioni di categoria. Ad esempio, Ecotessili ha creato un progetto pilota per la raccolta dei tessili dismessi, mentre l'iniziativa "Re4Circular" di Atelier Riforma ha creato un marketplace digitale che canalizza i tessili dismessi verso la migliore forma di recupero, utilizzando la tecnologia di Intelligenza Artificiale per estrarre informazioni importanti dall'immagine del rifiuto. Colossi come H&M, oltre a massicce campagne che invitano il consumatore a portare in negozio i capi che non utilizza più per destinarli al riciclo, ha introdotto la pratica di premiare il cliente con dei buoni sconto quando non richiede sacchetti per riporre gli acquisti ma utilizza delle shopper non usa e getta; anche per questo è in grande crescita l’utilizzo come merchandising da parte di grandi aziende di shopper personalizzate, in modo particolare se prodotte attraverso una filiera eco-sostenibile che rispetti sia l’ambiente che i lavoratori. Queste sono solo alcune delle soluzioni che il settore tessile può implementare per ridurre il suo impatto ambientale. È imperativo che tutti gli attori coinvolti si uniscano nell'obiettivo comune di raggiungere una circolarità del prodotto efficace e sostenibile.  
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