Infezione da HCV: in Emilia-Romagna screening a tappeto con oltre il 25% di cittadini raggiunti. Al via campagne informative più capillari con il coinvolgimento di medici di famiglia e operatori sanitari per aumentare i numeri
(Adnkronos) –
•Alla fine del 2022 solo 10 regioni avevano iniziato il programma di screening: partita per seconda, l’Emilia-Romagna oggi è la regione che ha effettuato lo screening su più persone: nella classe di età tra i nati nel 1969-1989 sono stati testati il 25.9% dei cittadini elegibili.
•Associazione EpaC: “Facciamo appello al Ministro della salute affinché nella prossima manovra finanziaria sia inserita una proroga per lo screening HCV. Porteremo questa urgente istanza all'attenzione dell'intergruppo parlamentare sulle epatiti virali e malattie del fegato, così come l'ipotesi di attivare uno screening per l'epatite Delta, considerate le nuove possibilità terapeutiche approvate dall'Agenzia del Farmaco".
Ravenna, 10 ottobre 2023 – L’epatite cronica da virus dell’HCV è una malattia che usualmente decorre senza sintomi che può portare allo sviluppo di cirrosi e delle sue complicanze come e tumore al fegato. Si stima che nel mondo ci siano circa 58 milioni di persone con infezione cronica da HCV e circa 1,5 milioni di nuove infezioni all’anno e che nel 2019 siano morte circa 290.000 persone a causa di malattie del fegato correlate all’epatite. L’introduzione dei farmaci antivirali di ultima generazione, che portano a guarigione di questa infezione nel 98% dei casi senza effetti collaterali, ha cambiato radicalmente la storia di questa infezione a tal punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato guerra all’infezione proponendo l’eradicazione entro il 2030 indicando le azioni che si dovrebbero effettuare per arrivare a tale obiettivo, in prima cosa con lo screening. Anche l’Italia ha iniziato il programma di screening di popolazione rivolto alle classi di età 1969-1989 e per alcune popolazioni a rischio di avere questa infezione come i pazienti che frequentano i SerDp e i detenuti. Alla fine del 2022 solo 10 regioni avevano iniziato il programma di screening HCV: l’Emilia-Romagna è partita per seconda ma allo stato attuale è quella che ha effettuato lo screening su più persone; secondo i dati di giugno 2023, nella classe di età tra i nati nel 1969-1989 sono stati testati il 25.9% dei cittadini elegibili.
A livello italiano, il quadro non è roseo: non solo alcune regioni sono bloccate nella definizione degli iter burocratici nonostante tutte hanno ricevuto da tempo i fondi per lo screening (ad esclusione delle regioni a statuto speciale), ma il 31 dicembre 2023 lo screening HCV dovrà terminare, come previsto dal Decreto. Preoccupazione dell’Associazione pazienti EpaC che spera in una proroga per lo screening HCV da parte del governo.
Per quanto riguarda l'Epatite Delta (HDV), nel mondo si ritiene che il 5% dei pazienti con epatite B abbiano contratto anche il virus dell'Epatite Delta, per un totale di 10-20 milioni di persone con co-infezione da epatite B e Delta. In Italia si stima che circa 10 mila soggetti abbiano contratto il virus dell'Epatite Delta oltre a quello dell'epatite B. Di tutto questo si parla a Ravenna, all’evento “HCV-HDV DALLA DIAGNOSI, ALLA RIVOLUZIONE DELLA CURA, ALL’EMERSIONE DEL SOMMERSO PERCORSI REGIONALI: EMILIA-ROMAGNA”, organizzato da Motore Sanità.
Lavorare di più rispetto all’educazione e all’empowerment della popolazione sul tema dello screening: è l’appello di Paolo Tarlazzi, Direttore della Direzione Medica P.O. Lugo-P.O. di Ravenna, ricordando che la Regione Emilia-Romagna ha particolarmente a cuore questo tema, vista l’importanza e vista l’efficacia del trattamento che guarisce i pazienti positivi in una percentuale ben superiore al 90% e che stanzia annualmente dei fondi per il trattamento. “Se la terapia, che ha circa un costo medio per quanto riguarda la nostra azienda tra i 6-7mila euro complessivi, è ormai è entrata nella “routine” della negoziazione annuale di budget rispetto ad un dato epidemiologico della popolazione di riferimento comunicata dalle Regione Emilia-Romagna particolarmente aderente alla realtà, dobbiamo ancora lavorare rispetto allo screening, cioè a tutte quelle indagini preventive per individuare precocemente il virus all’interno dell’organismo in modo da iniziare rapidamente il trattamento. In questo momento lo screening presso la nostra azienda è ancora basso, del 28-30%, molto distante dall’obiettivo del 70-75%. Dobbiamo quindi lavorare ancora molto sull’educazione della popolazione rispetto all’adesione dello screening ed è questo l’obiettivo che ci diamo come azienda e come Regione, visto che i fondi stanziati anche per questo tipo di attività sono per la maggior parte non spesi”.
“L’infezione da HCV è un problema di salute pubblica, più cittadini si identificano e si curano e meno persone saranno contagiate – spiega Francesco Giuseppe Foschi, Direttore Medicina Interna Ospedale di Faenza, Ausl Romagna -. L’infezione si trasmette attraverso il contatto diretto con sangue attraverso anche una puntura accidentalmente con aghi contaminati con il sangue di una persona infetta e pertanto anche le applicazioni di piercing, tatuaggi manicure e pedicure con strumenti non adeguatamente sterilizzati possono propagare l’infezione. I dati dell’Emilia-Romagna non sono troppo soddisfacenti e per tale motivo dobbiamo fare tutto il possibile per arrivare a testare più cittadini possibili attraverso campagne informative più penetranti, con l'aiuto degli operatori sanitari che si interfacciano con l'utenza, come ad esempio gli addetti ai centri prelievi (ricordiamo che il cittadino può eseguire il test in occasione di altri esami) e con l’aiuto dei medici di medicina generale”. “L’HCV continua a rappresentare un problema consistente di sanità pubblica e per la salute dei singoli cittadini” sottolinea Vittorio Sambri, Direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio e trasfusionale di Pievesestina (FC). “Le attività previste dal piano di screening nazionale consentiranno di fare “emergere” la parte di popolazione che ancora non ha consapevolezza dell’infezione e di conseguenza fornire a questa popolazione ancora sommersa il pieno accesso alla terapia, che rappresenta la soluzione del problema in quanto la terapia stessa ha alta efficacia in termini di soppressione della replicazione di HCV. La nostra Unità operativa contribuisce al raggiungimento di questo risultato eseguendo tutti i test di laboratorio che consentono l’identificazione del paziente infetto da HCV e necessari per la corretta gestione terapeutica. Il laboratorio è una delle componenti del piano di screening e il ruolo giocato è quello di eseguire le indagini che consentono di identificare i pazienti HCV sieropositivi. Ovviamente è indispensabile che il laboratorio sia perfettamente integrato nel complesso network di professionisti ed attività che compongono lo screening”.
Il quadro nazionale dell’attività di screening dell’epatite C è fornito dall’associazione pazienti EpaC: i dati ufficiali sono fermi al 31 dicembre 2022, che evidenziano la scoperta di 7.655 casi di infezione occulta da HCV nei tre setting di popolazione previsti: popolazione, generale, SerD e carceri. I dati del primo semestre 2023 sono ancora in fase di elaborazione, ma solo 11 regioni hanno inviato i dati su popolazione generale, e 2 regioni hanno inviato solo dati parziali. Mancano all'appello regioni importanti come Puglia, Calabria, Sardegna, Sicilia.
“Nonostante tutte le regioni hanno ricevuto da tempo i fondi per lo screening (ad esclusione delle regioni a statuto speciale), alcune sono ancora bloccate nella definizione degli iter burocratici – evidenzia Ivan Gardini, Presidente di EpaC -. Ma esiste un problema molto più serio: il 31 dicembre 2023 lo screening dovrà terminare, così come previsto dal Decreto, a meno che il Governo non conceda una ulteriore proroga. Siamo quindi molto preoccupati, poiché tutti gli sforzi fatti sinora dalle regioni saranno interrotti e vanificati, e nessuno sa che fine potrebbero fare le risorse stanziate. Se dovesse accadere, sarebbe un evento scandaloso, inopportuno e contro ogni logica di prevenzione, oltre che dissociarsi apertamente dalla strategia dell’OMS di eliminazione globale dell'epatite C. Facciamo quindi appello al Ministro della Salute affinché nella prossima manovra finanziaria sia inserita una proroga per lo screening HCV. Come membro di Alleanza Contro l'epatite (ACE) la nostra associazione EpaC porterà questa urgente istanza all'attenzione dell'intergruppo parlamentare sulle epatiti virali e malattie del fegato di recente costituzione, cosi come l'ipotesi di attivare uno screening per l'epatite Delta, considerate le nuove possibilità terapeutiche approvate dall'Agenzie del Farmaco."
Sul fronte del virus dell’epatite Delta, interviene Dante Romagnoli, Dirigente Medico, Gastroenterologia AOU Policlinico di Modena, sottolineando che la gestione dell'infezione da HDV (virus dell'epatite Delta), una delle forme di epatite virale più aggressive ed impattanti dal punto di vista clinico, economico e sociale, rappresenta ancora oggi una sfida per il clinico in quanto determina un rapido sviluppo di cirrosi e carcinoma epatocellulare. “L'efficace applicazione della campagna vaccinale anti-HBV per anni ha determinato una costante diminuzione dell'incidenza dell'HDV in Italia, tuttavia i flussi migratori da paesi dell'est Europa privi di un'adeguata copertura vaccinale per il virus dell'Epatite B, ha determinato un incremento dei nuovi casi di coinfezione da virus dell'Epatite Delta tra i soggetti residenti in Italia con infezione da HBV nota. L'Epatite Delta è molto spesso trascurata e sottostimata, pertanto diviene fondamentale migliorare la raccolta dei dati epidemiologici attraverso l'esecuzione della ricerca degli anticorpi anti-HDV a tutti i pazienti con nuova diagnosi di infezione da Epatite B (HDV-Reflex-Test) e rafforzare la sorveglianza nelle popolazioni più a rischio soprattutto nei tossicodipendenti ed emodializzati". Si ringraziano Gilead e ProjectWay per il contributo incondizionato.
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