Internet, cosa cambia con regole più stringenti per over the top

(Adnkronos) –
Over the top. Il clima mondiale sembra stia iniziando a cambiare per le Over The Top (le “sopra a tutto” le aziende – quasi tutte americane – che hanno in questi anni fissato gli standard e gestiscono le piattaforme su cui si articola la Rete). Dopo anni di Internet “libero e selvaggio” in cui hanno fatto il bello ed il cattivo tempo, sia in Europa che in America le Istituzioni tentano di attivare strumenti per meglio controllare (o quantomeno incidere su) lo sviluppo della Rete. Pochi giorni fa la Commissione UE ha annunciato che sei piattaforme – 5 americane: Alphabet (Google), Amazon, Apple, Meta (Facebook) e Microsoft e una cinese ByteDance (Tik Tok) – dovranno applicare regole più stringenti per garantire il libero mercato nell’ambito del Digital Market Act. Le aziende hanno ora sei mesi per adeguarsi alla nuova normativa che, tra l’altro, prevede il superamento della prassi per cui i produttori dei sistemi operativi governano totalmente le gestioni delle app sui dispositivi attraverso i loro store. Nel caso in cui le società indicate non dovessero rispettare le regole UE, la Commissione potrà imporre loro multe sino al 10% del loro “giro d’affari” annuo. Più o meno negli stessi giorni ha preso il via a Washington il procedimento del Governo USA contro Google accusato di aver violato le norme Antitrust. Il Dipartimento di Giustizia accusa essenzialmente Big G di aver pagato circa 45 miliardi di dollari l’anno ai produttori (Apple; Samsung; Lg; Motorola e altri) per far si che il suo motore di ricerca risultasse predefinito nei cellulari e nei browser web. Google non nega tali fatti ma ritiene che gli accordi stipulati fossero “concorrenza legittima e non esclusione illecita”. Il processo dovrebbe durare non meno di dieci settimane e il giudice federale monocratico designato (Amit Mehta) difficilmente si pronuncerà prima del prossimo anno. Se soccombente, il rischio che Google venga smembrato (come nei casi AT e T e Microsoft del recente passato) è piuttosto elevato. Oggi Big G controlla oltre il 90% del mercato dei nostri motori di ricerca solo negli USA e totalizza ricavi per circa 283 miliardi di dollari annui. 
Pietre che rotolano. Uscirà in tutto il mondo il prossimo 20 ottobre il nuovo album dei Rolling Stones “Hackney Diamonds” il primo dopo la morte dello storico batterista Charlie Watts). E’ già in rete il primo brano dell’Album “Angry” con un video in cui gli Stones cantano con le loro facce di cinquanta anni fa facendo ballare sul cofano di un’auto in movimento una bionda mozzafiato (Sydney Sweeney giovane star di Hollywood). Che dire? Per quello che si è potuto sentire, il sound degli Stones è sempre lo stesso fascinoso e coinvolgente e la voce di Jagger sembra addirittura essere quella di “Satisfaction”; davvero non si sa se ammirarli questi 80enni così vivi e sfrontati o averne, sinceramente un po' pena. 
Rothschild. Lo scorso 13 settembre, la famiglia di David de Rothshild (ramo francese della storica dinastia) ha superato la soglia del 95,65% del capitale della sua banca d’investimento a seguito dell’OPA aperta sull’istituto. La famiglia deterrà in proprio oltre il 50% del capitale, gli alleati (le famiglie storiche del capitalismo francese i Dassault, i Peugeot; i Wertheimer – proprietari di Chanel – e l’italiano Giammaria Giuliani dell’omonimo gruppo farmaceutico) il 35%; un restante 10% è in mano ai 120 soci amministratori della casa anch’essi schierati con la famiglia. Ora come prevede la legge (per un possesso unitario di oltre il 90%) ci sarà il delisting obbligatorio e l’uscita dalla Borsa dopo ben due secoli. Il nome Rothschild peraltro ricorre in questi giorni in Rete per ben altri temi e motivi. E’ infatti appena uscito negli USA e in GB un libro dal titolo peculiare “Jewish Space Lasers: The Rothschilds and 200 Years of Conspiracy Theories” del giornalista Mike Rothschild (solo un omonimo, niente a che fare con la famiglia). Vi si raccontano le vicende dell’antisemitismo militante e come da questo siano nate alcune delle più diffuse “teorie della cospirazione”. Tra queste alcune risalenti molto lontano nel tempo che individuavano la famiglia Rothschid come una sorta di burattinaio occulto dietro a tanti eventi storici e tutto al fine di arricchirsi sempre più. In proposito al di là della ridicolaggine di tante teorie complottiste, basterebbe citare un fatto – sotto gli occhi di tutti – gli attuali padroni di Internet: Elon Musk, Mark Zuckerbeg, Jeff Bezos, Bill Gates in, più o meno, dieci anni hanno accumulato ricchezze che raddoppiano o triplicano quelle raccolte da tutti i Rothschild in tre secoli. Chi sono i burattinai?? (Di Mauro Masi) —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *