Lockdown, Conte resiste ma Macron e Merkel aprono strada
Nessun lockdown imminente, sono false le voci che rimbalzano in queste ore. Lo dice chiaro e tondo il premier Giuseppe Conte, durante l’incontro con i sindacati sospeso da poco e aggiornato a venerdì. “Dobbiamo dare il tempo alle misure restrittive appena approvate di dispiegare appieno i loro effetti – scandisce il presidente del Consiglio – Il nostro obiettivo è ricondurre la curva sotto controllo”.
Poco prima, rispondendo al question time alla Camera, Conte ammette che “il quadro relativo alla diffusione del Covid è allarmante. Anche Francia e Germania sono state costrette al annunciare severe misure restrittive”. In serata arrivano le decisioni di Emmanuel Macron e Angela Merkel. Ovvero lockdown fino al primo dicembre in Francia, pur mantenendo aperte le scuole, lockdown ‘light’ per un mese in Germania, con bar e ristoranti chiusi, molto peggio del coprifuoco ai locali pubblici imposto in Italia. Ma nei Palazzi romani, nonché tra i cittadini, il timore che serpeggia è che la strada sia ormai segnata. “Non ne stiamo ancora parlando – dice all’Adnkronos un ‘big’ del governo – ma massimo una decina di giorni e ci allineeremo a Merkel e Macron. La curva non rallenterà…”.
Le speranze che la stretta decisa nella giornata di sabato, generando malcontento e tensioni in molte piazze italiane, possa fermare i contagi sembrano quasi ridotte al lumicino. I numeri di oggi parlano di 24.991 positivi e 205 morti. Numeri che fanno tremare e spingono il governatore pugliese Michele Emiliano ad accelerare: chiuse le scuole di ogni ordine e grado. Una decisione che crea scompiglio, soprattutto tra i 5 Stelle, che leggono la chiusura delle aule come una sconfitta della linea grillina portata avanti dalla ministra Lucia Azzolina, costantemente sotto attacco.
Ma al netto della scuola -destinata a diventare motivo di sicuro conflitto tra alleati in caso si arrivasse a un nuovo lockdown- il governo sembra per ora su una linea attendista, deciso a valutare gli effetti del Dpcm e lasciare che siano sindaci e governatori a spingere per nuove strette, anche alla luce di quanto accaduto sabato scorso, con il documento presentato dalle Regioni che, di fatto, sconfessava le misure in procinto di essere adottate chiedendone una sostanziale revisione.
La speranza, per quanto flebile, è che ora decidano i territori, soprattutto quelli più in affanno, in primis la Lombardia che oggi ha registrato 7mila contagi in appena 24 ore. Solo così, con strette nette e mirate ove indispensabili, si potrebbe riportare la curva epidemiologica sotto i livelli di guardia e tornare magari a respirare per il Natale. Ma la situazione è fluida, il virus non ferma la sua corsa e continua a terremotare la maggioranza. Mentre anche sull’Italia si agita il fantasma di un nuovo lockdown. (Adnkronos)