Malattie rare: lo studio, monoterapia rende pazienti con Epn indipendenti da trasfusione
(Adnkronos) – Il trattamento con iptacopan in monoterapia orale, nei pazienti adulti con emoglobinuria parossistica notturna (Epn) naïve, (mai trattati, ndr) con inibitori del complemento (comprese le terapie anti-C5) ha ottenuto un aumento del livello di emoglobina pari o superiore a 2 g/dl rispetto al basale senza la necessità di trasfusioni di globuli rossi dopo il periodo di trattamento principale di 24 settimane (end point primario). Il dato è stato stimato nel 92,2% dei pazienti sulla base di modelli statistici e tenendo conto dei dati mancanti. Sono questi in sintesi i risultati dello studio di fase 3 Appoint-Pnh sulla monoterapia orale sperimentale con iptacopan che ha raggiunto il suo endpoint primario e ha dimostrato benefici clinicamente significativi in tutti gli endpoint secondari. I dati – informa in una nota diffusa oggi dalla farmaceutica Novartis – sono stati presentati per la prima volta al recente 49esimo meeting annuale della European society for blood and marrow transplantation (Ebmt). “Questi dati sottolineano il potenziale di iptacopan come farmaco orale per cambiare la gestione clinica di questa malattia devastante. Oltre al miglioramento dell’emolisi e della fatigue osservata con i trattamenti attualmente disponibili, i pazienti con Epn emolitica trattati con iptacopan ottengono anche un miglioramento dell’anemia non raggiungibile con gli anticorpi monoclonali anti-C5”, sottolinea Antonio Risitano, Md, PhD, sperimentatore co-responsabile dello studio, presidente dell’International Pnh Interest Group e Direttore dell’Unità operativa di ematologia e trapianto ematopoietico del Centro di riferimento per l’anemia aplastica e l’emoglobinuria parossistica notturna presso l’Aorn San Giuseppe Moscati di Avellino. “I risultati di Appoint-Pnh – aggiunge l’altro sperimentatore co-responsabile dello studio, il francese Régis Peffault de Latour, Md, PhD, del Saint-Louis Hospital, Greater Paris University Hospital – sono coerenti con i profili di tollerabilità e sicurezza osservati nello studio Apply-Pnh ed evidenziando la possibilità di controllare l’emolisi con iptacopan per via orale, con una quasi completa eliminazione della necessità di trasfusioni di sangue”. L’Epn – spiega l’azienda – è una malattia ematologica rara, cronica e grave, mediata dal complemento. Nonostante il trattamento con anticorpi monoclonali anti-C5 (una componente del complemento coinvolta nella risposta immunitaria, ndr), si caratterizza per significativi bisogni non soddisfatti perché un’ampia percentuale di persone affette da Epn rimane anemica, affaticata e dipendente dalle trasfusioni di sangue. Si stima che, in tutto il mondo, circa 10-20 persone per milione soffrano di questa patologia. Lo studio Appoint-Pnh – si legge nella nota – ha anche mostrato benefici clinicamente significativi in relazione agli endpoint secondari. Si stima che il 62,8% dei pazienti abbia ottenuto livelli di emoglobina pari o superiori a 12 g/dl senza la necessità di trasfusioni di globuli rossi. "I risultati degli studi clinici Apply-Phn e Appoint-Pnh – commenta Paola Coco, Cso & Medical Affairs Head IM di Novartis Italia – confermano il potenziale di iptacopan nel trattamento dell’Epn, una malattia che impatta pesantemente sulla vita delle persone, che spesso si trovano ad affrontare difficoltà per le quali non è stata ancora individuata una risposta efficace. Mentre attendiamo con fiducia gli esiti delle prime sottomissioni alle autorità regolatorie nell’Epn – aggiunge – proseguiamo nell’attività di ricerca su iptacopan nelle altre malattie mediate dal complemento con i risultati di fase III in altre patologie". È importante sottolineare – fa sapere la farmaceutica – che una percentuale stimata del 97,6% di pazienti ha ottenuto l’indipendenza dalle trasfusioni di globuli rossi a 24 settimane. Nessun evento clinico di emolisi breakthrough (Bth, breakthrough hemolysis) né alcun evento avverso vascolare maggiore (Mave, major adverse vascular event) sono stati osservati durante il periodo di 24 settimane di sperimentazione. I livelli di lattato deidrogenasi (Ldh) sono diminuiti dell’83,55% dal basale a 24 settimane. I pazienti hanno anche segnalato miglioramenti clinicamente significativi della fatigue (l’estrema stanchezza fisica, ndr) con un aumento medio aggiustato di 10,75 rispetto al basale nel punteggio ‘Functional assessment of chronic illness therapy – Fatigue’, raggiungendo livelli assoluti simili a quelli riportati nella popolazione generale. Iptacopan – conclude la nota – ha dimostrato un profilo di tollerabilità e sicurezza coerente con i dati riportati in precedenza. Gli eventi avversi più comunemente segnalati sono stati infezioni (nel 40,0% dei pazienti, principalmente Covid-19 [15,0%] e infezioni del tratto respiratorio superiore [12,5%]), cefalea (27,5%) e diarrea (7,5%), con quattro eventi avversi gravi. —salute/farmaceuticawebinfo@adnkronos.com (Web Info)