Medicina, disturbi venosi, flebologi a confronto su trattamenti e gestione pazienti
(Adnkronos) – Nuove tecniche di intervento, studi sulle patologie venose, comprese l'insufficienza venosa, e quelle ostruttive e arteriose che possono aumentare significativamente il rischio cardiovascolare. Sono stati questi i temi principali su cui si sono confrontati gli specialisti della Società italiana di flebolinfologia (Sifl), in occasione del XXXII Congresso nazionale Sifl appena concluso all'Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia), dopo una tre giorni di lavori organizzata insieme agli specialisti dell'Unità di Chirurgia vascolare ed endovascolare dell'Istituto.
"L'attività del flebologo non è distante da quella dell'angiologo – afferma Enrico Cappello, responsabile della Chirurgia endovascolare di Neuromed – Questi colleghi non gestiscono soltanto il problema venoso in senso stretto, ma anche pazienti che hanno patologie arteriose e quindi è importante per loro sapere anche quali sono le tecniche attuali nella risoluzione dei quadri arteriosi. Inoltre, negli ultimi anni la patologia venosa e arteriosa ha trovato un terreno di confine nelle ulcere miste e quindi in questi casi i pazienti hanno bisogno di un doppio trattamento sia sull'ambito flebologico che arteriopatico. Tutto questo per arrivare a schemi nuovi e soprattutto trattamenti sempre meno invasivi, risolvendo così la sofferenza dei pazienti". "Ringrazio il presidente della Sifl per aver scelto Neuromed a Pozzilli, una piccola località, nonostante fossero candidati grandi centri urbani per ospitare il congresso – sottolinea Francesco Pompeo, responsabile della Chirurgia vascolare ed endovascolare Neuromed e presidente del congresso con Enrico Cappello – Questo deriva dal fatto che Neuromed è un Istituto che abbina la ricerca di base alla parte clinica, quindi una ricerca traslazionale che aiuta nel capire e nel proporre ai pazienti le migliori cure e ai giovani nuove attività di formazione. In questo Istituto è possibile, tant'è che si può ipotizzare nel futuro di farne anche una sede per un'attività didattica specifica nel campo della flebologia, puntando sia sull'attività di ricerca di base molecolare, quindi studiare ad esempio tutta la parte endoteliale, fino alla parte clinica, nonché promuovere l'addestramento degli specializzandi grazie alla possibilità di disporre di un ambulatorio di necroscopia e di simulatori". "La patologia venosa è sicuramente molto frequente – evidenzia Maurizio Pagano, presidente Sifl – quindi la gestione delle trombosi, delle ulcere, delle varici e anche dell'insufficienza linfatica, del linfedema sono aspetti da considerare sia da un punto di vista mininvasivo che tradizionale. In questo settore la chirurgia mininvasiva si sta facendo sempre più spazio. Parliamo quindi delle tecniche endovascolari, ma è giusto anche che il paziente venga studiato per bene e non sempre abbiamo la possibilità utilizzare la tecnica endovascolare. La chirurgia tradizionale in alcuni casi va quindi presa in considerazione ed è per questo che deve essere oggetto di studio". La flebologia è stata trattata in maniera forse un "po' troppo empirica in senso generale – rimarca Sergio Gianesini, presidente della Società mondiale di flebologia – questo perché in questi casi non si parla semplicemente di una vena dilatata da togliere. Diverse ricerche mostrano come la patologia venosa aumenti significativamente il rischio cardiovascolare. Quindi parliamo anche di problematiche di cuore, fino all'ictus o all'embolia polmonare. Con questi incontri cerchiamo dunque di considerare non solo l'innovazione tecnologica in questa branca, ma anche lo studio teso all'inquadramento del paziente in maniera olistica e sulla base delle evidenze scientifiche per capire quale sia il miglior trattamento possibile". "Da diversi anni il nostro Istituto si è imposto a livello nazionale come uno dei centri che sfrutta al meglio le nuove procedure flebologiche dal punto di vista delle tecniche e dell'innovazione computerizzata – conclude Cappello – Vengono utilizzate tecniche termo-ablative e tecniche microchirurgiche, abbandonando quindi quello che era il vecchio stripping, uno dei cavalli portanti della chirurgia vascolare. In uso poi tecniche vascolari per il trattamento dell'insufficienza venosa cronica. Tutto questo grazie anche ad una équipe che lavora all'unisono e che può risolvere le varie problematiche che hanno questi pazienti, anche in considerazione dei numeri esponenziali delle patologie flebologiche. Il tutto con una tempistica veloce che fa transitare il paziente in ospedale poche ore, per essere poi seguito a domicilio e quindi con costi ridotti per quanto riguarda la spesa sanitaria". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)