Messina, mercoledì 15 gennaio sciopero metalmeccanici: presidio davanti a Sicindustria
In seguito alla rottura della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, i sindacati di categoria Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil della provincia di Messina hanno proclamato uno sciopero di 8 ore per mercoledì 15 gennaio. Nella stessa giornata, lo sciopero sarà accompagnato da un presidio,
dalle ore 10, davanti alla sede di Sicindustria Messina, in Piazza Cavallotti. In provincia di Messina, le aziende metalmeccaniche sono centinaia e lo sciopero interesserà migliaia di lavoratori. Dopo sei mesi di confronto la trattativa si è interrotta per la responsabilità di Federmeccanica e Assistal che hanno respinto buona parte delle richieste contenute nella piattaforma presentata dai sindacati. Ora è quanto mai necessario riconquistare il tavolo della trattativa e la mobilitazione per il rinnovo del contratto collettivo. Le ragioni, che hanno portato alla proclamazione dello sciopero, sono molteplici. Le associazioni datoriali hanno infatti proposto, in sede di trattativa, una contro-piattaforma irricevibile per i sindacati. Federmeccanica e Assistal hanno presentato un documento in cui respingono la richiesta di aumento di 280 euro (Liv. C3); non è previsto alcun aumento certo nel contratto nazionale ma è tutto legato all’andamento inflattivo; peggioramento della clausola di salvaguardia posticipando di 6 mesi parte dell’aumento sui minimi; nessuna volontà di rendere efficaci gli aumenti contrattuali, per impedire l’assorbimento dei superminimi. Per quanto riguarda i premi di risultato, per i lavoratori delle aziende senza contrattazione aziendale viene proposta una soluzione di fatto impraticabile e difficilmente raggiungibile. Le aziende avrebbero le risorse per accogliere le richieste dei sindacati, anche per quanto riguarda le aziende della provincia di Messina A mostrarlo sono i numeri contenuti nei bilanci, negli utili d’esercizio e in altri importanti indicatori che smentiscono l’impossibilità da parte delle aziende di ripartire e ridistribuire i risultati della loro attività anche a lavoratrici e lavoratori. Semplicemente manca la volontà di condividere i risultati in maniera più equa con chi dà un contributo fondamentale e quotidiano al funzionamento e alla realizzazione delle imprese. Per l’orario di lavoro non è prevista alcuna riduzione e nessuna volontà di regolare lo smart working; non c’è disponibilità a riconoscere permessi per conciliare tempi di vita e di cura dei figli e genitori. Le associazioni datoriali non prevedono alcuna disponibilità a regolare l’utilizzo dei contratti precari attraverso il contratto nazionale e sul fronte appalti non forniscono garanzie per i lavoratori in caso di cambio appalto. I lavoratori metalmeccanici sono quelli che guadagnano meno in Europa. Nonostante i nostri sforzi nel precedente rinnovo e la clausola di salvaguardia, il potere d’acquisto dei lavoratori va aumentato ancora. Per quanto riguarda la riduzione dell’orario di lavoro, invece, crediamo sia uno degli strumenti utili per risolvere le crisi aziendali, per avvicinare i giovani alla fabbrica e governare la transizione ecologica. Più salario e meno orario non è solo uno slogan,ma anche e soprattutto un obiettivo da raggiungere. È molto importante affrontare il tema della riduzione dell’orario di lavoro, attraverso l’inserimento di uno specifico capitolo nel rinnovo del contratto collettivo nazionale della metalmeccanica industria. Questo consentirebbe un processo di discussione e successiva sperimentazione che andrebbe a investire la totalità delle aziende della metalmeccanica industria”.