Monforte San Giorgio, impianto Forsu. L’architetto Pietro Casella:”Le ragioni dei monfortesi”
In merito alla paventata localizzazione dell’impianto di compostaggio nella frazione Marina, riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’architetto Pietro Casella, docente di Disegno presso il Liceo “Meucci” di Milazzo, già redattore della variante del PRG per il Piano di Urbanistica commerciale di Monforte e delle relative relazioni di esclusione da VAS,
in precedenza ha assunto i ruoli presidente della Commissione edilizia comunale ed esperto del sindaco.
“Il tema relativo all’impianto di trattamento dei rifiuti previsto nel territorio di Monforte San Giorgio – scrive l’architetto Pietro Casella – finora è stato affrontato dalla stampa locale dando voce solo alla Società di Regolamentazione del servizio di gestione Rifiuti (SRR), nella figura del suo Presidente, e al Sindaco di Monforte, ma né l’uno, né l’altro hanno fatto piena luce su un argomento che, oltre a provocare forti reazioni di dissenso in gran parte della cittadinanza del comprensorio, presenta un’evoluzione oggettivamente controversa.
Ad oggi, il quadro delle informazioni sull’argomento si limita a poche affermazioni – rispondenti al vero – ma insufficienti e parziali, che non soddisfano la legittima istanza di chiarezza. Ad esempio, la dichiarazione rilasciata dal Sindaco di Monforte sulla scelta del sito per la realizzazione dell’impianto (“non è una mera scelta dell’Amministrazione ma è previsto dal Piano d’ambito approvato nel 2018 dalla Regione” – Gazzetta del Sud del 16 maggio) è perfettamente sovrapponibile a quella del Presidente della SRR (“il sito ricadente nell’area industriale IRSAP ex ASI di Monforte S. Giorgio è previsto in fase pianificatoria nel Piano d’ambito regionale” – Gazzetta del Sud del 19 giugno), tuttavia nessuna delle due chiarisce le modalità e le motivazioni della scelta. Il motivo di fondo che ha promosso l’”area industriale” di Monforte Marina a luogo di insediamento di un impianto di trattamento dei rifiuti, pertanto, resterebbe un mistero. Allora, la domanda da porre in relazione alla localizzazione di quest’area non è tanto “da quale atto è stata prevista?”, ma piuttosto “con quali criteri è stata selezionata?”.
Nel corso del consiglio comunale di qualche mese fa il Sindaco si è limitato a far sapere che “nel 2017 la SRR chiese ai Comuni di indicare quali fossero gli impianti presenti sul loro territorio. Il Comune di Monforte inoltrò la
documentazione richiesta. Nel 2018 venne approvato il Piano d’Ambito” (Deliberaz. C.C. n. 4 del 27/05/2020). Ma il percorso amministrativo, così come è stato narrato, non sembra seguire l’iter declinato dalle specifiche disposizioni in materia di rifiuti. Le norme regionali e nazionali, infatti, regolano le procedure per l’individuazione delle zone idonee e delle zone non idonee alla localizzazione di impianti, ed i criteri assunti dovrebbero essere la garanzia di oggettività, trasparenza e attendibilità dei Piani d’ambito. Lo stesso Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti specifica che la pianificazione d’ambito deve effettuare l’analisi del territorio per identificare le aree non idonee sulla base dei dettati normativi regionali, nazionali ed europei. Ciò significa che, indipendentemente da chi debba farsene carico (si ricordino anche gli obblighi di pianificazione demandati alle ex Province), la redazione del Piano d’ambito è imprescindibile da una
preordinata analisi territoriale, dalla consequenziale definizione del quadro delle zone idonee e di quelle non idonee e, per finire, da indicazioni specifiche per ogni tipo di impianto “assunte attraverso valutazioni tecnico-giuridiche”.
Invece troviamo il sito di Monforte Marina inserito nel Piano d’Ambito, a quanto pare, sulla base di un preesistente (e non meglio qualificato) “progetto preliminare” per la realizzazione di un impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti a poche centinaia di metri dal centro abitato e a meno di trecento metri dalla battigia.
Praticamente un’area a una distanza dall’abitato non conforme alla normativa regionale e presumibilmente gravata anche da vincolo paesaggistico, la cui “effettiva idoneità” dovrebbe essere verificata dai tecnici “in sede di redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica” (cfr. D.P.SRR n. 2 del 04/03/2020). Pertanto, vista la strana dinamica che ha rimandato il lavoro di analisi del territorio – proprio della fase di pianificazione – alla fase progettuale, non è affatto escluso che prossimamente si manifesti l’imbarazzante necessità di dover reindirizzare l’opera su un sito alternativo e inconfutabilmente idoneo. Scenario che potrebbe costringere la SRR alla ricerca di un’altra localizzazione, ancora nel territorio di Monforte “in conformità alla pianificazione d’ambito”.
In conclusione, se l’impianto di compostaggio sia o meno compatibile con il contesto designato, in ultimo, sarà valutato dalla Commissione Tecnica Specialistica in sede di rilascio delle autorizzazioni ambientali, intanto, al riguardo non può non destare perplessità la stasi manifestata dall’Amministrazione comunale. Davanti a un’operazione di potenziale modifica dell’assetto urbanistico del proprio territorio – dalle inevitabili conseguenze sullo sviluppo socioeconomico di quell’area (e di quelle immediate limitrofe) –, la risposta attesa sarebbe stata quella di un continuo, attento e ponderato vaglio politico. Al contrario, è arrivata solo la disarmante dichiarazione del Presidente del Consiglio comunale che, per sua stessa ammissione, pochi mesi fa ha rivelato di aver appreso la notizia dagli organi di stampa e “che nessuna proposta in merito è stata sottoposta all’attenzione del Consiglio” (Deliberaz. C.C. n. 4 del 27/05/2020). Con buona pace di tutti”.