Monreale, un progetto per tre zone collinari
Centoventisette ettari da mettere in sicurezza, in un versante impervio e con una forte acclività. E’ l’obiettivo che la Struttura contro il dissesto idrogeologico, guidata dal governatore Nello Musumeci, si è posto finanziando un progetto per le località Caputo, Caputello e Loghivecchi a Monreale, nel Palermitano, a salvaguardia della pubblica incolumità.
E’ stata infatti pubblicata dagli Uffici diretti da Maurizio Croce la gara per la progettazione esecutiva relativa ai lavori sulle tre aree che sovrastano la città del Duomo.
Quelle in esame sono zone collinari, a nord dell’abitato del centro urbano, caratterizzate da terreni di natura argillosa-marnosa, con rilievi aspri e con una pendenza che varia tra il 45 e il 60 per cento. Molto elevata la loro classificazione di pericolo e di rischio, P4 ed R3. A risentire di questa situazione di dissesto anche il sistema viario: le prime due contrade, Caputo e Caputello, sono attraversate dalla strada comunale esterna Monreale-San Martino delle Scale. Loghivecchi invece è servita dalla Provinciale 69 che collega con il capoluogo. Entrambi i percorsi sono stati interessati dalla caduta di massi con danni alle sedi stradali e rischio per l’utenza che, con grandi disagi, ha dovuto ripiegare su tracciati alternativi come quello della Provinciale 57 e della Comunale Boccadifalco-Piano dei Geli.
Ad aggravare il quadro generale già abbastanza problematico, oltre alle frane, i frequenti incendi che l’area subisce da tempo e che hanno distrutto la vegetazione oltre ad aver provocato il surriscaldamento delle formazioni rocciose più instabili, con gli effetti nefasti che ben si conoscono. Particolarmente violento quello del 2 agosto 2019 che si è esteso sino alla valle del Castellaccio per oltre due chilometri, con le fiamme che hanno raggiunto le pendici del monte sino a lambire i terreni coltivati e le case di campagna.
Tra le soluzioni tecniche previste – dopo le attività preliminari di ispezione e di controllo delle pareti rocciose – il disgaggio e la demolizione di porzioni di roccia fratturata, interventi di fasciatura ed imbracaggio. Verranno quindi realizzate opere di difesa e, nella fattispecie, reti in aderenza con funi ed ancoraggi di adeguate dimensioni e barriere paramassi ad elevato assorbimento di energia.