Musica, “Disagio Mediterranée” è il nuovo singolo di Vinnie Marakas
E’ uscito mercoledì scorso per Dischi Sotterranei Disagio Mediterranée, il primo singolo in italiano di Vinnie Marakas, scritto e prodotto con il musicista e producer Riccardo Giulio Scarparo aKa Richard Floyd. Troviamo qui synth galleggianti, ritmiche dance e bassi funk, espliciti riferimenti alla “golden age” della scena elettronica francese, linee vocali scanzonate e malinconiche, in cui sono riconoscibili gli influssi di un certo cantautorato “punk” italiano. Tutto questo confluisce in qualcosa che potremmo chiamare “italian touch” in cui più urgenze espressive chiedono il proprio spazio vitale. O almeno il proprio lessico per essere ascoltate.
Il disagio mediterranée è un’erbaccia che spunta nel cemento, è l’indolenza che rifiuta il compromesso, il è l’ironia iconoclasta che destituisce l’apparenza, è lo sguardo del disincanto che rende possibile un nuovo incanto, un nuovo sogno. È croce e delizia, maledizione e rimedio, è di-sperazione e irriverenza, è decadenza e improvvisazione, è un tramonto sulla tangenziale. È il Disagio Mediterranée.
Vinnie Marakas è profeta, imbroglione, sciamano, mentitore, poeta e impostore. Alchimista e mago metropolitano, il nome della sua Opera è scritto sul manto delle tigri. Secondo alcuni esegeti non sarebbe un uomo ma un essere demoniaco che da sempre attraversa i secoli presentandosi con diversi nomi: Ermete, Merlino, Cagliostro, Faust, Gurdjeff, ed Elvis Presley. Secondo altri, sarebbe uno degli angeli dell’apocalisse, disertore ribellatosi alla volontà superiore. Per altri ancora, invece, è solo un truffatore. Performer eclettico, baro giocatore di dadi e operatore del sottosuolo, dopo essere letteralmente evaporato (così raccontano alcuni testimoni), durante una cena tra illusionisti, viene recuperato dal produttore animista quadrimodulare Richard Floyd all’interno del reparto cucine di un noto centro commerciale, farneticando di aver scoperto una formula che lega le vibrazioni cromatiche del fucsia e quelle sonore dellʼaccordo musicale di settima diminuita a certe ondulazioni termiche, e giurando a se stesso di non scrivere mai più una sola parola.
Da questa esperienza epifanica, Vinnie cambia il suo approccio di trasformazione alchemica, lasciandosi parlare e condurre dal daimon che lo abita. Un linguaggio criptato, fatto di visioni, riferimenti, allegorie e calembour, che fa gioco di ironia con le poliedriche influenze elettroniche e con le atmosfere nostalgicamente sognanti intessute grazie alla sensibilità sopraffine di Floyd.