Ogni anno in Italia 15 mln di visite oculistiche, prevenzione decisiva
MILANO (ITALPRESS) – “Oggi i 7 mila medici oculisti italiani svolgono 15 milioni di visite l’anno di prevenzione, diagnosi e terapia, sfruttando anche delle tecnologie nuovissime e rivoluzionarie, che ci permettono di curare malattie e salvaguardare la vista di tante persone”. Lo ha detto, intervistato dall’Agenzia di stampa Italpress, il professor Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica Italiana, lanciando la Giornata Nazionale dell’Oftalmologia, in programma il prossimo 22 marzo. “Sarà una giornata di informazione – continia Piovella -, in cui chiederemo ascolto alle persone, soprattutto ai genitori dei bambini, visto che il 70% delle problematiche oftalmologiche nel corso della vita si possono diagnosticare a questa età. Vogliamo mettere a disposizione dei cittadini le informazioni sulle tante innovazioni che oggi abbiamo a disposizione”.
L’associazione metterà a disposizione soprattutto un calendario “salvavista”, una sorta di scadenziario in cui è opportuno svolgere delle visite oculistiche: una visita oculistica entro i tre anni di età, una il primo giorno di scuola, una visita tra gli 8 e i 12 anni per la prevenzione della miopia, poi una pausa fino ai 40 anni: dai 40 ai 60 anni ogni due anni e poi una volta l’anno.
Gli oftalmologi non vogliono più che la loro disciplina sia considerata alla stregua di una “Cenerentola” del Sistema Sanitario Nazionale, per questo la richiesta al governo è quella che “le tecnologie e le terapie più all’avanguardia possano essere messe a disposizione di tutti e non solo di pochissime persone”.
Secondo la Soi (Società oftalmologica italiana) entro il 2030 potrebbero raddoppiare le persone cieche: “Sembra un assurdo, abbiamo migliorato tantissimo, ma raddoppia il numero di ciechi. Fortunatamente è perchè la vita media si è allungata – conclude Piovella -, e anche la vista invecchia e decade. Abbiamo migliorato con la tecnologia la nostra capacità di intervento, quindi noi medici oculisti dobbiamo rimboccarci le maniche e seguire un numero sempre maggiore di pazienti”.
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