Oncologa Novello, ‘terapia orale polmone aumenta quantità e qualità vita’
(Adnkronos) – “Il paziente affetto da tumore al polmone, a differenza di una persona con altra patologia tumorale come il cancro al seno, è un paziente che ha già comorbidità. Inoltre, il tumore al polmone può dare molti segni e sintomi: per questo motivo avere una possibilità terapeutica che riesce a ridurre la quantità di malattia e ridurre i segni e i sintomi legati alla malattia è un ottimo risultato. Fino ad oggi questi pazienti erano difficili da trattare perché rispondono poco alle possibilità terapeutiche quali la chemioterapia e l’immunoterapia”. Così Silvia Novello, professore ordinario di Oncologia medica, Dipartimento di Oncologia, Università degli Studi di Torino e presidente di Walce Women against lung cancer in Europe a margine della conferenza stampa “Cancro al polmone: un’altra promessa mantenuta", promossa oggi da Merck Italia a Roma per il lancio in Italia di tepotinib, terapia orale 'one a day' per pazienti adulti con tumore al polmone non a piccole cellule in stadio avanzato. Tosse, mancanza di fiato, dolori localizzati alla cassa toracica ma non solo, catarro, astenia non legata ad altre condizioni di vita “sono sì i sintomi più frequenti del tumore al polmone ma comunque aspecifici” quindi non riconducibili alla malattia. “Tepotinib, farmaco specifico che si assume per bocca – prosegue Novello – e dà un vantaggio sicuramente in termini di quantità di vita, di mesi di vita aggiunta ma anche in termini di qualità di vita”. L’oncologa poi snocciola alcuni dati della neoplasia: “Conta quasi 40mila nuovi casi all’anno in Italia e purtroppo più della metà di questi si presenta in stadio avanzato – evidenzia – Di questi circa il 70% sono tumori polmonari non a piccole cellule e quindi rientrano nella categoria di tumori in cui possiamo applicare la medicina di precisione in cui dobbiamo andare ad identificare i biomarcatori predittivi, tra cui METex14, che riguarda dal 2 al 4 % dei pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato”. Una categoria “di pazienti che percentualmente sembra piccola ma in realtà si tratta di un numero consistente e che riguarda trasversalmente diverse fasce di età, di entrambe i generi, e di entrambe le condizioni di abitudine tabagica. Ciò significa che tutti i pazienti affetti da questo tumore devono essere testati: il paziente, sia se donna, sia se fumatore o ex fumatore o che non abbia ma fumato, può avere una possibilità di avere questa alterazione molecolare” conclude. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)