Papa: “Non affannarsi per un po’ di soldi, fama e successo”
Uno “sbaglio della vita perdersi in mille cose e non accorgersi di Dio“. Il Papa celebra messa con i nuovi cardinali e nella I Domenica di Avvento sottolinea le due parole chiave: “Vicinanza e vigilanza. Vicinanza di Dio e vigilanza nostra: mentre il profeta Isaia dice che Dio è vicino a noi, Gesù nel Vangelo ci esorta a vigilare in attesa di Lui”.
Bergoglio indica la strada da seguire. Per i nuovi porporati, per tutti i cattolici: ” Gesù – ci ricorda l’Avvento – è venuto tra noi e verrà di nuovo alla fine dei tempi. Ma, ci chiediamo, a che cosa servono queste venute se non viene oggi nella nostra vita? Invitiamolo. Facciamo nostra l’invocazione tipica dell’Avvento: “Vieni, Signore Gesù’. Possiamo dirla all’inizio di ogni giornata e ripeterla spesso, prima degli incontri, dello studio, del lavoro e delle decisioni da prendere, nei momenti importanti e in quelli di prova: vieni, Signore Gesù. Così, invocando la sua vicinanza, alleneremo la nostra vigilanza”.
Bergoglio sottolinea l’importanza dell’essere vigili nella vita: “E’ importante rimanere vigili, perché uno sbaglio della vita è perdersi in mille cose e non accorgersi di Dio. Sant’Agostino diceva: ‘Ho paura che Gesù passi e io non me ne accorga’. Attratti dai nostri interessi e distratti da tante vanità, rischiamo di smarrire l’essenziale. Ma, se dobbiamo vegliare, vuol dire che siamo nella notte. Sì, ora non viviamo nel giorno, ma nell’attesa del giorno, tra oscurità e fatiche. Il giorno arriverà quando saremo con il Signore. Arriverà, non perdiamoci d’animo: la notte passerà, sorgerà il Signore, ci giudicherà Lui che è morto in croce per noi. Vigilare è attendere questo, è non lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento, è vivere nella speranza”.
Bergoglio invita a non lasciarsi distrarre dalla mondanità: “Se siamo attesi in Cielo, perché vivere di pretese terrene? Perché affannarci per un po’ di soldi, di fama, di successo, tutte cose che passano? Perché perdere tempo a lamentarci della notte, mentre ci aspetta la luce del giorno?”. Quindi l’aggiunta eloquente a braccio: “Perché cercare dei padrini per promuoverci nella carriera? Tutto passa. Stare svegli, però, è difficile: di notte viene naturale dormire. Non ci riuscirono i discepoli di Gesù, ai quali Lui aveva detto di vegliare “alla sera, a mezzanotte, al canto del gallo, al mattino” .Proprio a quelle ore non furono vigilanti: di sera, durante l’ultima cena, tradirono Gesù; di notte si assopirono; al canto del gallo lo rinnegarono; al mattino lo lasciarono condannare a morte. Ma anche su di noi può scendere lo stesso torpore”.
Da qui la messa in guardia del Papa: “C’è un sonno pericoloso: il sonno della mediocrità. Viene quando dimentichiamo il primo amore e andiamo avanti per inerzia, badando solo al quieto vivere. Ma senza slanci d’amore per Dio, senza attendere la sua novità, si diventa mediocri, tiepidi, mondani. E questo corrode la fede, perché la fede è il contrario della mediocrità: è desiderio ardente di Dio, è audacia continua di convertirsi, è coraggio di amare, è andare sempre avanti. La fede non è acqua che spegne, è fuoco che brucia; non è un calmante per chi è stressato, è una storia d’amore per chi è innamorato! Per questo Gesù detesta più di ogni cosa la tiepidezza. E dunque, come possiamo svegliarci dal sonno della mediocrità? Con la vigilanza della preghiera”.
“Pregare – ricorda Francesco – è accendere una luce nella notte. La preghiera ridesta dalla tiepidezza di una vita orizzontale, innalza lo sguardo verso l’alto, ci sintonizza con il Signore. La preghiera ossigena la vita: come non si può vivere senza respirare, così non si può essere cristiani senza pregare. E c’è tanto bisogno di cristiani che veglino per chi dorme, di adoratori, di intercessori, che giorno e notte portino davanti a Gesù, luce del mondo, le tenebre della storia”.
Bergoglio, nel corso dell’omelia, punta il dito contro l’indifferenza : “C’è un secondo sonno interiore: il sonno dell’indifferenza. Chi è indifferente vede tutto uguale, come di notte, e non s’interessa di chi gli sta vicino. Quando orbitiamo solo attorno a noi stessi e ai nostri bisogni, indifferenti a quelli degli altri, la notte scende nel cuore. Presto si comincia a lamentarsi di tutto, poi ci si sente vittime di tutti e infine si fanno complotti su tutto. Oggi questa notte sembra calata su tanti, che reclamano per sé e si disinteressano degli altri”.
Francesco indica la strada per risollevarsi: “Come ridestarci da questo sonno dell’indifferenza? Con la vigilanza della carità. La carità è il cuore pulsante del cristiano: come non si può vivere senza battito, così non si può essere cristiani senza carità. A qualcuno sembra che provare compassione, aiutare, servire sia cosa da perdenti! In realtà è l’unica cosa vincente, perché è già proiettata al futuro, al giorno del Signore, quando tutto passerà e rimarrà solo l’amore. E con le opere di misericordia che ci avviciniamo al Signore”.
“Pregare e amare, – ricorda ancora Francesco-ecco la vigilanza. Quando la Chiesa adora Dio e serve il prossimo, non vive nella notte. Anche se stanca e provata, cammina verso il Signore. Invochiamolo: Vieni, Signore Gesù, abbiamo bisogno di te. Vieni vicino a noi. Tu sei la luce: svegliaci dal sonno della mediocrità, destaci dalle tenebre dell’indifferenza”.(Adnkronos)