“Parco Natura Morta” è l’EP d’esordio dell’omonima band veronese
“Parco Natura Morta” è l’EP d’esordio dell’omonima band veronese in uscita per Murato, fra indie rock di fine millennio, pop d’autore e ariose code strumentali. Cinque canzoni eterogenee che ben descrivono l’anima e le cinque teste dietro il progetto, una manciata di piccole storie che compongono un ventaglio di emozioni ben descritto dalla varietà di stili e sonorità che vengono toccate, alla ricerca di una profondità cristallina, ma lontana da ogni dramma.
Il surreale nome nasce come semplice gioco di parole con cui una passante ironizza su un celebre parco naturale veneto, ma durante la composizione e la registrazione di queste tracce il Parco Natura Morta diventa sempre più vividamente un luogo dell’anima. Uno spazio di cui è difficile identificare le coordinate, ma in cui è sempre possibile ritrovarsi, riflettere, essere pienamente e sinceramente sé stessi. In una lettura aperta la band invita gli ascoltatori a entrare nel parco e a fare propri questi brani che, nati da necessità personali, vogliono abbracciare una visione collettiva.
Il nostro viaggio inizia con “Sotto / Sopra” che ci trasporta tra i canali di Copenhagen alla ricerca di un equilibrio tra il desiderio di avvicinarsi ad una persona e la paura di perderla nel farlo. Questa tensione si risolve in un crescendo da dolce a disperato che introduce un finale in cui gli strumenti si inseguono in una fuga senza destinazione. Si prosegue con “S’è persa”, unico singolo estratto dall’EP, una presa di coscienza di come quel continuo moto interiore, teso a raggiungere una meta, comporti sempre dei sacrifici.
“Quando resto solo”, spartiacque centrale dell’EP, rimane in sospeso per mesi in attesa di un’idea che si concretizza soltanto a lavoro praticamente concluso. Le melodie di chitarra e basso che si rincorrono nel finale, movimentano un brano dalle atmosfere delicate e soffuse. “Mission street”, nata durante una passeggiata lungo l’omonima strada a San Francisco, esordisce con un’esplosione di chitarre distorte e sonorità acide, rompendo profondamente l’atmosfera. Segue poi “Armi e Muri”, minimalista nei suoni e nelle melodie, che ci saluta con dolcezza e malinconia. In entrambi i brani il trombone è protagonista guidando un’alternarsi di tensione e rilassamento, concludendo l’EP con il suo timbro profondo e potente.