Ravera: “con ‘Age Pride’ dimostro che vecchiaia non è pura perdita, è trasformazione”
(Adnkronos) – Sfatare i luoghi comuni sulla vecchiaia. Ribaltare il tavolo mettendo in luce i punti di forza della terza età contrastando l'idea secondo la quale questo sia un periodo di "pura perdita". Lidia Ravera si misura con la formula del saggio pubblicando 'Age Pride. Per liberarci dai pregiudizi sull’età' (Einaudi). Un libro che vuole essere "un comizio, una requisitoria contro l'ageismo" con il quale la scrittrice è arrivata tra i finalisti della dodicesima edizione del premio Caccuri insieme a Massimo Cacciari, autore di 'Paradiso e naufragio' (Einaudi), Gaia Tortora con 'Testa alta, e avanti' (Mondadori) e Marcello Veneziani col saggio 'Scontenti. Perché non ci piace il mondo in cui viviamo' (Marsilio). Il vincitore sarà annunciato durante la prossima edizione del riconoscimento in programma dal 6 al 10 agosto a Caccuri, piccolo centro calabrese stretto tra la Sila e la costa jonica. "Non mi fa per niente paura – racconta la scrittrice all'AdnKronos – essere vecchia, sono orgogliosa. Sono ricca, ho qualcosa in più e non in meno degli altri. Invece la vecchiaia viene considerata pura perdita. Non è vero, è trasformazione. E dipende da te, da come ti posizioni, da come guardi in faccia i pregiudizi e lo stigma sociale che ti investe". Il testo è "un comizio, una requisitoria contro l'ageismo per liberarci dai pregiudizi sull'età che ti fanno buttare nel secchio 30 anni di vita. Ormai, infatti, l'esistenza si è allungata e se dai 60 in avanti vieni considerato scaduto ti rubano 30 anni di vita. Mentre invece la vecchiaia è un pezzo della vita. Lo slogan che sta dietro al mio libro è 'per una vita che duri tutta la vita'". In Italia, ricorda la scrittrice "siamo in 14 milioni sopra i 65 anni, quasi il 24% della popolazione. Non è una minoranza, è una maggioranza. Eravamo la maggioranza quando siamo nati, siamo i baby boomers, siamo ancora una maggioranza. Allora – è l'auspicio della Ravera – impariamo a comportarci da maggioranza senza vergogna, senza nasconderci, senza levarci gli anni ma valorizzando questa parte della vita". Quello della Ravera, insomma, "è un saggio che tende a rovesciare il tavolo. Prendo uno per uno tutti i luoghi comuni sulla vecchiaia e li smonto. Me la prendo anche con Freud, non ho rispetto per nessuno. Cerco di seguire le tracce di questa spesso inconsapevole forma di razzismo e cerco di liberare innanzi tutto me stessa e chi mi legge. Il libro – dice la scrittrice – ha avuto un successo pazzesco legato probabilmente al tema. E' la prima volta che esistono questi 30 anni di vita in più. Noi siamo quindi degli esploratori, degli avventurieri non dei vecchietti sulla panchina che aspettano la morte". Il saggio, dunque, ha permesso alla Ravera di concorrere alla fase finale del premio Caccuri. "Sono molto onorata, mi sento in ottima compagnia. Oltretutto – afferma – io sono una narratrice, è raro che io scriva qualcosa che non sia un romanzo. Quindi sono molto sorpresa e felice. Questo è un libro cui tengo molto perché ha a che vedere con la mia idea di politica che per me è cercare di fare stare il meglio possibile i cittadini di questo mondo. In questo libro lavoro per il benessere psichico, mentale e fisico di una maggioranza di persone nel mondo". Per questi motivi, conclude la scrittrice, "vorrei che avesse più rilievo possibile e un premio è un modo di alzare la voce, di fare durare un libro". —culturawebinfo@adnkronos.com (Web Info)