“Riad” è l’attesissimo nuovo singolo di Davidof

Dopo l’incredibile successo ottenuto con le sue precedenti release – tra cui l’emozionante ballad indie-pop “Ragazza ‘86” e la delicata e intensa dedica al capoluogo lombardo “Milano” -, il brillante cantautore dall’animo sensibile e dalla penna raffinata Davidof, torna nei digital store con “Riad” (distr. ADA Music Italy), il suo nuovo singolo. Il brano, in una meravigliosa analogia tra le incantate soluzioni abitative tipicamente medine, da sempre emblema di pace e serenità, e la persona amata, simbolo della casa del proprio cuore in qualsiasi parte del mondo, è un viaggio nei colori, nei profumi e nelle sfumature dell’amore, impreziosito da una cornice sonora attualissima – curata da Alberto Cari -, ritmata e vivace, ma al tempo stesso intensa e riflessiva, intrisa da un magnetico fascino arabeggiante, pur rimanendo fedele all’It-pop. Con la sua vocalità elegante e riconoscibile, capace di spaziare da atmosfere intime e sognanti a setting più frenetici e incalzanti, Davidof tesse una tela di note e sentimenti, miscelando il suggestivo charme di un luogo in grado di regalare simultaneamente seduzione e comfort, a quel pizzico di malinconia, avvolta dall’incanto, dallo stupore e dalla meraviglia, scaturita dai ricordi. Ricordi di «un tempo che mette le ali sopra la vita degli esseri umani», capaci di incastonarsi nelle pieghe della nostra anima e di resistere, oltre lo scorrere delle lancette, oltre il cambiamento, il sentimento, la vita stessa.

Attraverso una singolare e pittoresca serie di parallelismi – «come le storie che cambiano, come le stelle si spengono» -, il brano punta il focus sulle convenzioni «pensa se fossimo nudi, saremo insicuri di quello che abbiamo»; «senza i vestiti che hai addosso, ti sentiresti lo stesso?» – e sulle difese personali, che spesso tramutiamo in maschere e barriere, senza le quali ci sentiremmo privati di tutte quelle certezze che sono per lo più frutto di un’insicurezza di base, da sempre connaturata nell’essere umano, distanti da ciò che ci caratterizza nel profondo, lontani dall’essenzialità di ciascuno di noi.

Uno spaccato autentico e sincero, in cui si evince anche il forte attaccamento al proprio passato: un legame intimo e ancestrale, che ci conduce spesso ad una totale identificazione con il nostro trascorso – «con i tatuaggi sbiaditi, davanti allo specchio sparisce l’inchiostro» -, destabilizzandoci ed impedendoci di costruire e realizzare un futuro privo degli strascichi e delle ombre di un’età ormai vissuta, ma che, contestualmente, ci permette di avvertire il nostro battito, di percepirci nel mondo, continuando a rincorrere quel luogo, concreto o astratto, reale o apparente, in cui sentirsi finalmente a casa – «un bel posto, quello che ti eri promesso» -.

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