Riforma Cartabia e divorzi. Cosa cambia? Il punto con l’Avvocato Ruggiero
(Adnkronos) –
Roma, 3 maggio 2023 – È ufficialmente entrato in vigore il decreto legislativo n. 150 del 10 ottobre 2022, noto come Riforma Cartabia, dal nome dell'ex ministro della Giustizia del governo Draghi, Marta Cartabia. Tra i principali obiettivi del provvedimento, lo snellimento dei processi, che dovranno diventare molto più veloci, e una maggiore digitalizzazione della giustizia italiana. Dal civile al penale la Riforma interessa tutti gli ambiti, e il diritto di famiglia non fa certo eccezione. Secondo la nuova normativa, ora si dovrà presentare la documentazione completa e le richieste istruttorie sin dal ricorso introduttivo, depositando i documenti che rappresentano l'integrale situazione economico/patrimoniale degli ultimi tre anni delle parti, per non incorrere in sanzioni pecuniarie e dover risarcire i danni. “Per le coppie che vogliono separarsi e divorziare, cambia un po' tutto: si può in un unico atto già chiedere separazione e divorzio. – Spiega l’Avvocato Valentina Ruggiero, esperta in diritto di famiglia – In un'unica udienza si potrebbe anche concludere la causa e resterebbe solo un prosieguo minimo per gli ulteriori adempimenti. Però ciò è tutto sulla carta. Attendiamo le prime udienze post Cartabia per verificare se tali innovazioni e celerità siano realmente eseguite”. A preoccupare il legale, infatti, è la grande mole di lavoro che graverà sui Tribunali, già sottorganico e oberati da decine di cause ancora aperte e pratiche arretrate. “In base alla mia esperienza, ho dei dubbi che tale carico documentale iniziale dei processi possa essere smaltito in tempi celeri, e poiché il Giudice alla prima udienza deve giungere preparato su tutta la documentazione completa, bisognerà vedere quante procedure ci saranno per verificare se il numero dei Giudici dei Tribunali siano in grado di gestire le udienze nei tempi fissati in riforma” aggiunge l’Avvocato Ruggiero. Indubbiamente c’è bisogno di accelerare le tempistiche dei processi. Ad oggi, infatti, in media nel nostro paese si impiegano circa quattrocento giorni per concludere il primo grado di un processo civile, quasi mille giorni per il secondo grado e circa millecinquecento giorni per il terzo grado. Tempi decisamente poco sostenibili, soprattutto nel caso di separazioni in cui la donna è vittima di violenza domestica. “Velocizzando i processi – prosegue l’Avvocato Valentina Ruggiero – si avvantaggiano soprattutto le donne che devono tutelarsi in tempi stretti da mariti violenti. Allo stesso tempo, però, bisognerà verificare come tutelare subito queste donne sia prima, sia dopo l'udienza. Come ogni Riforma, bisogna avere il tempo per farla partire, abituarsi e capire in che modo possa cambiare le cose. Dal mio punto di vista, il carico di noi legali è molto gravoso, ma privilegia sicuramente l'utenza e, quindi, è un aspetto altamente positivo. Ma tutti gli operatori coinvolti devono impegnarsi e lavorare con celerità. Quando non ci si lamenterà più dei tempi di attesa, allora la Riforma sarà realmente attuata di fatto. Ad oggi non è così”.
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