Salario minimo, il giuslavorista Francesco Rotondi a True-News.it: “Puntare sul Reddito Civile”
(Adnkronos) – Milano, 07 Settembre 2023 -. Il dibattitto sul salario minimo si arricchisce di nuovi tasselli. Il Cnel è chiamato a elaborare una proposta per migliorare le retribuzioni degli italiani. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle scorse settimane ha nominato tra i membri esperti dell’organismo guidato da Renato Brunetta, il giuslavorista Francesco Rotondi. Sebbene non sia ancora attivo nel suo nuovo ruolo (l’iter procedurale dovrebbe trovare compimento entro fine settembre) il titolare dello studio LabLaw ha elaborato una proposta che punta ad andare oltre le attuali polarizzazioni legate al salario minimo, ovvero quella del Reddito Civile. Come ha illustrato in anteprima a True-News.it “il Reddito Civile si pone come migliore soluzione del reddito di inclusione, di cittadinanza, dell’assegno di inclusione, del supporto a formazione e lavoro e del salario minimo. Serve a superare una concezione assistenzialista di antico retaggio e a suggerire elementi per la politica economica e per i piani industriali del nuovo millennio anche grazie alla rivoluzione digitale”. Un autentico “ponte metodologico e concettuale” tra il diritto e l’economia. Quella promossa da Francesco Rotondi vuole essere quindi una via mediana tra chi invoca il salario minimo e chi intende lasciare al libero mercato il rischio di incrementare le disuguaglianze. “Tutti vogliamo tutelare i lavoratori, soprattutto quelli che hanno le retribuzioni più basse. La società del ben-essere, un concetto a me caro, è fondata sulla dignità sociale, sull’etica comportamentale che deriva dalla condizione di libertà dal bisogno. Una società in grado di promuovere progresso e sviluppo, istruzione, formazione, riqualificazione, riorientamento professionale. Ovvero ‘vita civile’ per tutti i cittadini. È una lettura moderna del pensiero della Costituzione”. Questo obiettivo, secondo il giuslavorista è perseguibile senza la necessità di una legge, ma attraverso la contrattazione collettiva. “Ritengo che le parti sociali – affonda l’avvocato – non siano state in grado di elaborare proposte di modifica delle retribuzioni che consentano il ripristino del potere d’acquisto dei lavoratori senza porre fuori dalla competizione le imprese italiane”. E aggiunge che la soluzione è possibile “solo attraverso la collaborazione e le convergenze di tutte le forze in campo senza che vi siano influenze meramente ideologiche o pensieri che non tengano in considerazione la visione complessiva”. Una visione che il salario minimo, secondo Rotondi, non è in grado di garantire: “L’’idea che sia possibile e sufficiente individuare una ‘cifra minima’ che valga per tutti i lavori, per tutti i settori, per tutti i territori non ha senso. Non si possono escludere dall’eventuale calcolo tutte le variabili connesse a questi elementi, sarebbe esattamente l’opposto di presunto diritto di uguaglianza. E non è nemmeno sufficiente. Occorre verificare sul territorio il potere d’acquisto reale connesso alla retribuzione. La differenziazione del minimo salariale per regione, settore e produttività in altri Stati è cosa pacifica da anni”.
A tal proposito, nel marzo 2017, Rotondi aveva presentato a Regione Lombardia una proposta di legge dal titolo “Nuove norme in materia di contrattazione collettiva decentrata”, ma tiene a precisare che non si tratta di gabbie salariali. “Le gabbie salariali – prosegue nell’intervista a True-News.it – sono state un sistema di contrattazione collettiva degli anni Settanta con logiche che non possono minimamente essere richiamate nei giorni nostri. Qui non si tratta di creare un sistema avulso dalla realtà attraverso la segmentazione geografica come in quel caso”. Per il titolare di LabLaw “i famosi nove euro di cui si discute potrebbero essere sufficienti, insufficienti, a seconda di ciò che ho evidenziato. Trovo che la contrattazione di prossimità possa veramente dare un contributo decisivo”.
Ecco che qui entra in gioco il Reddito Civile, che può essere calcolato partendo dal Prodotto Interno Lordo e dal Pil pro capite e che si pone due obiettivi. “Il primo è quello di giungere ad un numero, un valore, con spirito proattivo e rigore metodologico. Il secondo è quello di rendere il Reddito Civile un ‘ponte metodologico e concettuale’ tra il diritto e l’economia per lo sviluppo di un’autentica società del benessere”. L’esperienza del giuslavorista, conclude Rotondi “è indispensabile per le prospettive di azione politica nella risoluzione degli attuali problemi di instabilità economico-sociale e di scetticismo diffuso sui futuri possibili”. Per leggere l’intervista integrale: https://www.true-news.it/economy/salario-minimo-giuslavorista-francesco-rotondi-reddito-civile
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