Segre-Seymandi, lei: “Richiesta archiviazione? Basita, legittima odio social”

(Adnkronos) – "Una richiesta di archiviazione con queste motivazioni lascia basiti, non solo me ma anche le tante persone che mi stanno mandando messaggi". Così all'Adnkronos Cristina Seymandi commenta le motivazioni con cui il pm torinese ha chiesto l'archiviazione delle indagini sulle offese via social indirizzate all'imprenditrice torinese, protagonista nell'estate dello scorso anno di una burrascosa separazione sentimentale dall'imprenditore Massimo Segre a seguito della quale divenne bersaglio dei cosiddetti 'haters'.  Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano La Stampa, per la procura il caso va chiuso, perché, tra i vari motivi, vi sarebbe anche il fatto che “la progressiva diffusione di circostanze attinenti la vita privata e la diffusione dei social ha reso comune l’abitudine ai commenti, anche con toni robusti, sarcastici, polemici e inurbani”, pertanto “occorre tenere conto della mutata condizione della società la quale, con l’uso dei social, è divenuta maggiormente sensibile agli avvenimenti privati delle persone” e quello che non è tollerato nel mondo reale, "nel mondo dei social è quasi normale".  “Definire una pratica ormai consueta sui social utilizzare un linguaggio non elegante e toni robusti lascia basiti tutti – sottolinea Seymandi – ma penso che innanzitutto lasci basiti i tanti ragazzi e professori che nelle scuole fanno corsi di cyberbullismo. Immagino un ragazzino di 12-13 anni a cui si è appena detto durante il corso che non si odia sui social, che bisogna avere rispetto, poi torna a casa e legge una notizia di questo tipo, che i toni robusti sono una pratica”. “E' anacronistico, soprattutto in questo momento – prosegue – è appena passato il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, quindi la violenza è solo fisica, perché quella verbale non viene più contestata? Viene accettata? Mi rifiuto di accettare una cosa del genere. Non è punibile chi insulta un’imprenditrice di quasi 50 anni, mentre forse riconosciamo che su una donna di 20 o 25 anni o su un ragazzino di 18 l’insulto potrebbe avere effetti negativi tragici? I valori in una società civile vanno fatti rispettare sempre”, conclude.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *