Sfiducia a Speranza, mozione respinta: Senato vota no
L’Aula del Senato ha respinto anche la mozione di sfiducia presentata dal senatore Gianluigi Paragone (Italexit) contro il ministro della Salute: a votare no sono stati 206 senatori, a favore 29, astenuti in 2.
“Tutte le forze politiche di maggioranza hanno espresso piena fiducia al ministro Speranza. Fine del teatrino” ha detto il ministro delle Politiche agricole e capo delegazione del M5S al governo, Stefano Patuanelli, al termine del voto sulla mozione di sfiducia.
“Forza Italia, insieme alla Lega, ha scelto di votare contro la mozione di sfiducia rivolta al ministro Speranza, nel solco della responsabilità” ha dichiarato il senatore di Forza Italia Renato Schifani, consigliere politico del presidente Silvio Berlusconi. “Questo non vuol dire approvare in toto il lavoro fin qui svolto dal titolare della Salute, al quale non abbiamo mai risparmiato critiche quando lo ritenevamo necessario. Ma non è il momento di far degenerare la polemica politica in instabilità”.
SPERANZA – In mattinata il ministro della Salute Speranza, nel suo intervento in Aula al Senato, aveva detto che “nessuno di noi dovrebbe mai dimenticare che il nemico è il virus e che dovremmo essere più uniti che mai nel combatterlo, evitando di cadere nella tentazione di utilizzare la lotta alla pandemia per ragioni strumentali”.
“È con amarezza che vedo nelle ultime settimane prevalere invece lo scontro politico – aveva affermato ancora Speranza – spesso anche alimentando un linguaggio di odio che non può mai essere accettato. Si afferma il tentativo di sfruttare l’angoscia di tanti italiani per miopi interessi di parte. Questo è profondamente sbagliato, perché produce danni enormi, non a me o al Governo, ma all’intero Paese che invece deve restare unito in un passaggio così delicato”.
“Il Paese deve restare unito in un passaggio così delicato. Questo ci ha chiesto il presidente Mattarella quando ha proposto a tutti noi di sostenere il nuovo governo Draghi. Questo ho sempre ribadito in ogni mio intervento in Parlamento e questa rimarrà sempre la mia linea: unità, unità, unità!” aveva rimarcato il ministro della Salute.
“Il mancato aggiornamento del Piano pandemico antinfluenzale è un tema che va affrontato con grande serietà, evitando di piegarlo alla polemica politica, come purtroppo avvenuto nelle ultime settimane. Anche perché è un tema che viene da lontano. Tutte le mozioni sottolineano come il Piano non sia stato aggiornato secondo le linee guida dell’Oms per molti anni” ha precisato Speranza.
“Fanno dunque riferimento a 180 mesi durante i quali si sono alternati ben 7 governi, con diverse maggioranze parlamentari – ha evidenziato il ministro -. Tutti i gruppi di quest’Aula, compresi quelli che hanno sottoscritto le mozioni oggi in discussione, hanno sostenuto alcuni di questi governi. Troppo facile oggi far finta di non vedere. Io ho fiducia e rispetto per il delicato lavoro che sta svolgendo la magistratura. Credo fermamente che chiunque, nessuno escluso, chiunque abbia avuto responsabilità in questi mesi così difficili dai vertici dell’Oms fino al sindaco del più piccolo Comune, debba essere pronto a rendere conto delle proprie azioni. Questa è la forza e la bellezza di una grande democrazia come la nostra”.
“Io sono in carica da settembre 2019. Adesso il Piano pandemico aggiornato c’è” ha aggiunto ancora il ministro. “Quanto, invece, alle responsabilità politiche, non sono io a dovermi difendere. Come dicevo, ho giurato al Quirinale il 5 settembre del 2019 e posso dire, a testa alta, che adesso il Piano pandemico antinfluenzale aggiornato c’è, approvato all’unanimità in Conferenza Stato-Regioni. Quello che non è stato fatto in molti anni è stato invece realizzato in pochi mesi proprio durante il mio mandato. Quello approvato è un documento importante anche e soprattutto per l’impostazione fortemente operativa e la chiara definizione di compiti, ruoli e responsabilità”.
Un lungo applauso ha salutato la fine del discorso di Speranza. In piedi tutti i senatori di centrosinistra. Numerosi applausi sono arrivati anche dai banchi della destra.(Adnkronos)