Sussidi e assistenza anche per i condannati ai domiciliari. Nello studio legale Navach il primo caso in Italia di pensione a un detenuto
(Adnkronos) –
Con un provvedimento ex art 700 c.p.c., l’avvocato Massimo Navach ottiene il ripristino della prestazione della pensione di inabilità in favore di un invalido condannato ai domiciliari impossibilitato a svolgere un lavoro
Bari, 1 agosto 2023. “Lo Stato deve garantire misure di assistenza anche a chi sconta una pena in regime alternativo al carcere. In particolare a tutti quei condannati che, sottoposti agli arresti domiciliari e impossibilitati a svolgere una qualsivoglia attività lavorativa, di fatto non sono in grado di procurarsi da vivere, a differenza dei detenuti in carcere a cui sono garantiti tutti i trattamenti assistenziali.” È quanto dichiarato dall’avvocato Massimo Navach, che da oltre trent’anni svolge l’attività forense fra Bari, Roma e Milano e che, con un provvedimento d’urgenza ex art. 700 c.p.c., ha permesso al suo assistito G. di riottenere la pensione di inabilità e gli arretrati, che gli spettavano di diritto, dalla revoca della prestazione.
Condannato a scontare 30 anni di reclusione agli arresti domiciliari per ragioni di salute, a G. era stata revocata ogni forma di assistenza da parte dello Stato ma, essendo impossibilitato a svolgere un lavoro, non era nelle condizioni di guadagnarsi da vivere. “È per lui e per tutti i casi come questo che mi sono battuto affinché lo Stato garantisse le adeguate prestazioni di invalidità civile. Dopo svariati solleciti all’INPS, che ha frapposto ostacoli al ripristino della pensione di inabilità, siamo ricorsi alla procedura d’urgenza ex art. 700 c.p.c. per ottenere dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Trani il ripristino della prestazione.
Una vittoria importante per la tutela dei diritti fondamentali che salvaguarda anche chi, sottoposto ai domiciliari, si trova effettivamente nell’impossibilità di procurarsi i mezzi necessari al proprio sostentamento. Peraltro, la stessa Corte Costituzionale con sentenza n. 137/2021, in riferimento ai principi di solidarietà sociale e di assistenza economica, aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 61 co. 2 della legge Fornero, stabilendo che nell’ipotesi di condanna alla detenzione domiciliare, anche nei confronti di soggetti condannati per gravi reati come mafia e terrorismo, si dovesse garantire all’invalido la revoca delle prestazioni assistenziali, così da disporre di sufficienti mezzi per la propria sussistenza. Misura ribadita anche dall’INPS: “nessuna interruzione delle prestazioni assistenziali anche se la pena viene scontata con misure alternative al carcere” sebbene scarsamente applicata. D'altronde, come citava Voltaire: “il grado di civiltà di un Paese si misura osservando le sue carceri”. Massimo Navach rappresenta una figura chiave nel panorama forense nazionale, un avvocato che ha saputo imporre alle istituzioni di tutelare una categoria di individui portatori di diritti che, come lui stesso afferma, “non possono essere ignorati”. Gli stessi, anche grazie alla sua istanza, stando ai domiciliari potranno ora percepire: Naspi, assegno sociale, pensione sociale o prestazioni di invalidità civile. Lo studio Navach, dal lontano 1962, fornisce assistenza legale in materia di diritto civile, diritto del lavoro, invalidità previdenziale e assistenziale. •CONTATTI: https://www.studiolegalenavach.com/
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