Tortorici, torna ai domiciliari il sindaco Emanuele Galati Sardo
I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione ad una Ordinanza emessa dal Tribunale del Riesame di Messina che dispone la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del già Sindaco del Comune di Tortorici, GALATI
SARDO Emanuele, classe 1980. L’odierna misura restrittiva è stata disposta a seguito di Sentenza della Suprema Corte di Cassazione, in ordine all’accoglimento di un precedente ricorso proposto dalla Procura
della Repubblica di Messina. In particolare, il Provvedimento oggi eseguito si inserisce nell’ambito delle investigazioni di cui alla nota Operazione “NEBRODI”, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Messina che, nel gennaio 2020, portò alla disarticolazione di
due agguerrite e strutturate associazioni per delinquere di stampo mafioso, originarie della zona nebroidea: il gruppo mafioso dei “BONTEMPO-SCAVO”, capeggiato da FARANDA Aurelio Salvatore cl. 72, ed il clan dei “BATANESI”, diretto da BONTEMPO Sebastiano cl. 72 detto “il biondino”.
Proprio a seguito della predetta operazione, peraltro, il Ministro dell’Interno, su proposta del Prefetto di Messina, in data 18.12.2020, disponeva lo scioglimento del Consiglio Comunale di Tortorici, per la documentata esistenza di sintomi inerenti l’infiltrazione mafiosa della macchina comunale.
Con specifico riferimento alla posizione del GALATI SARDO, le indagini avevano documentato come questi, Operatore/Responsabile di un Centro di Assistenza Agricola con sede nel citato Comune dal 2013 e sino alla nomina a Sindaco, avvenuta nel 2019, secondo ipotesi investigativa, pur non organico ai gruppi mafiosi investigati dei “BATANESI” e dei “BONTEMPO-SCAVO”, avesse avallato la regolarità delle domande di pagamento dei contributi europei presentate dai vari sodali, di fatto favorendone l’illecito accrescimento economico.
Anch’egli destinatario nel gennaio 2020 di ordine di cattura ai domiciliari, nel successivo interrogatorio di garanzia, tuttavia, non più responsabile di un C.A.A., mostrava segni di ritenuta resipiscenza, talché veniva esclusa la possibilità di reiterazione del reato, accolte le istanze difensive e revocato il provvedimento di custodia cautelare. Tale pronunciamento veniva impugnato dalla Procura della Repubblica di Messina e, a valle di un complesso iter giudiziario, la vicenda veniva rimessa alle decisioni della Suprema Corte di Cassazione. Quest’ultima accoglieva il ricorso presentato dalla Procura
della Repubblica di Messina, talché il competente Tribunale del Riesame dello Stretto confermava l’impugnata misura degli arresti domiciliari, oggi eseguita dagli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo PEF di Messina, rafforzandola con il divieto di comunicare con persone diverse da quelle con le quali l’indagato conviva o dai quali sia assistito.
In tale complesso quadro, rilievo centrale hanno assunto le dichiarazioni di due esponenti del clan dei “Batanesi”, indagati nello stesso procedimento e che, raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere, decidevano di collaborare con l’Autorità Giudiziaria, divenendo collaboratori di giustizia: MARINO GAMMAZZA Giuseppe (cl. 71) detto “scarabocchio” e BARBAGIOVANNI Carmelo (cl. 71) detto “u muzzuni”. In particolare, avuto riguardo alla posizione del già Sindaco GALATI SARDO Emanuele:
- il primo dichiarava di essere stato avvicinato dall’indagato, inizialmente, in occasione
delle elezioni comunali del 2014 – 2015, con la richiesta di supportarlo nella
competizione elettorale. Nell’occasione, tuttavia, il GALATI perdeva le consultazioni
elettorali.
Successivamente, quindi, il GALATI riproponeva la propria candidatura nelle elezioni
del 2019, riuscendo a conquistare la più importante carica comunale, e tale elezione
venne sponsorizzata al MARINO GAMMAZZA direttamente dal fratello e dalla sorella
del BONTEMPO Sebastiano cl. 72 detto “il biondino”, carismatico capo del gruppo dei
“BATANESI”; - parimenti, il BARBAGIOVANNI Carmelo descriveva l’ex Sindaco come soggetto che,
attesa la qualità di responsabile di CAA all’epoca rivestita, risultasse aduso a favorire
gli interessi criminali di tutti i soggetti comunque contigui alla famiglia dei
“BONTEMPO-SCAVO”, confermando come il politico fosse legato da rapporti di
affinità con la sorella del “biondino”, nonché come risolvesse le contingenti difficoltà
scaturenti dalla gestione delle illecite pratiche volte all’illegittimo ottenimento di fondi
comunitari. In aggiunta, confermava l’impegno dei membri più autorevoli della
consorteria dei “BATANESI” in occasione della competizione elettorale che avevano
visto il GALATI SARDO vincitore.
In conclusione, con l’odierno provvedimento cautelare viene ulteriormente ribadita la
“tetragona potenza malavitosa” delle strutture criminali oggetto delle investigazioni di cui
all’Operazione NEBRODI, definita monumentale dallo stesso organo giudicante e che, il
recente 23 aprile 2021, ha visto l’irrogazione, in abbreviato, seppur non definitiva, di oltre
50 anni di carcere per associazione mafiosa, nei confronti di 6 partecipi, tra cui proprio il
BONTEMPO Sebastiano cl. 72 detto “il biondino” ed i due collaboratori di giustizia.