Trump incriminato per carte segrete, cosa succede ora
(Adnkronos) – Per la seconda volta in meno di due mesi, Donald Trump viene incriminato, ma questa volta si tratta di una incriminazione federale nell'ambito dell'inchiesta per i documenti classificati che ha portato via una volta lasciata la Casa Bianca e che per mesi si è rifiutato di consegnare. E' stato lo stesso ex presidente ad annunciare l'incriminazione, in un video in cui si è dichiarato "innocente" ed ha parlato di "giorno buio" per l'America, che dovrà essere formalizzata martedì prossimo a Miami. Vediamo quali potranno essere i prossimi sviluppi legali. L'ex presidente è stato convocato presso la Corte Distrettuale di Miami, martedì prossimo alle 3 del pomeriggio. Questo significa che Trump, che è sotto la costante sorveglianza del Secret Service, non sarà arrestato. Di fronte al giudice federale gli saranno notificate le accuse, e gli sarà richiesto di dichiararsi colpevole o innocente. Al termine, una volta ascoltata accusa e difesa, il giudice deciderà le condizioni per la libertà dell'imputato, che potrebbe essere sottoposto a vincoli e limitazioni di viaggio. Prima dell'udienza di martedì rimane quindi segretato l'atto di accusa contro Trump, ma secondo fonti informate l'ex presidente deve rispondere a sette capi di imputazioni, compreso il possesso illegale di segreti governativi, intralcio al corso della giustizia e complotto. Intervistato dalla Cnn, l'avvocato di Trump, Jim Trusty, ha detto che la convocazione della corte fa immaginare che vi sia anche l'accusa di aver violato l'Espionage act per essersi rifiutato di consegnare i documenti classificati. Trump potrebbe essere stato incriminato anche per false dichiarazioni a riguardo. Se è ancora troppo presto per dire con certezza quale effetto questa nuova svolta giudiziaria possa avere sulla candidatura di Trump, quello che si può sottolineare è che la prima incriminazione – da parte di una corte dello stato di New York per la vicenda legata ai soldi pagati alla porno star Stormy Daniels – non lo ha indebolito nei sondaggi, ma ha anzi rafforzato le sue posizioni. Ora però la situazione potrebbe essere diversa: secondo un recente sondaggio di YouGov il 65% degli americani – tra i quali il 42% di repubblicani – considera "un grave crimine" aver portato via documenti dalla Casa Bianca ed aver ostacolato i tentativi del governo di riprenderli. Ed una percentuale ancora più alta, il 63%, considera che questo grave crimine squalificherebbe un candidato presidenziale. A questo punto però la percentuale degli elettori repubblicani scende al 21%. Numeri che gli analisti interpretano come un segnale che l'incriminazione potrebbe creare di problemi a Trump a livello di primarie repubblicane, ma che se riuscirà a vincere la nomination il fatto che il tycoon sia stato incriminato non impedirà alla netta maggioranza degli elettori repubblicani di votare per lui. Bisogna infatti ricordare che dal punto di vista legale l'incriminazione, ed teoricamente neanche una condanna, limitano in alcun modo la possibilità dell'ex presidente di partecipare all'agone elettorale. Se questo è per quanto riguarda la risposta della base e degli elettori Gop, un discorso diverso bisogna fare per gli esponenti del partito repubblicano, compresi i, non pochi, che sono scesi o stanno scendendo in campo per sfidare Trump nelle primarie. Da quando è stata data, dallo stesso ex presidente, la notizia della sua incriminazione, si moltiplicano le dichiarazioni di leader repubblicani che la denunciano come il tentativo di Joe Biden di usare la giustizia come un'arma contro il suo principale avversario alle prossime presidenziali. Al coro si è aggiunto anche Ron DeSantis, governatore della Florida e principale avversario di Trump alle primarie, che però è stato molto attento a denunciare la parzialità e illegalità del comportamento dell'amministrazione democratica, senza però difendere esplicitamente il suo avversario nella corsa per la nomination Gop. E tra i candidati alle primarie c'e' anche chi si è, già spinto, oltre chiedendo a Trump di fare un passo indietro: "mentre Donald Trump ha il diritto alla presunzione di innocenza, l'inchiesta criminale in corso sarebbe una grande distrazione", ha detto l'ex governatore dell'Arkansas, Asa Hutchinson. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)