Ultima generazione, attivista che ha imbrattato l’Arco della Pace: “Ecco perché l’ho fatto”
(Adnkronos) – "L’ultimo report dell’Ipcc dice che tra ottant’anni la razza umana, se continuerà così, sarà estinta. Quindi per chi stiamo preservando l’arte? Piuttosto pensiamo a preservare la vita, e poi pensiamo all’arte". Fiore ha 24 anni. È di Milano. E ha deciso di raccontare all’Adnkronos perché ha partecipato, insieme ad altre 6 persone, all’azione di mercoledì. La vernice è ancora lì, dal pomeriggio dell’altroieri. Secca e incrostata tra i fregi in marmo bianco dell’Arco della Pace. A Milano, Ultima Generazione ha colpito ancora. Dopo il blitz alla statua di Vittorio Emanuele II a cavallo in piazza Duomo, nebulizzata di vernice la scorsa primavera, ad essere colorato ora è stato il monumento neoclassico di Sempione. Un’azione compiuta con dovizia chirurgica, con gli estintori ricaricati e pronti a sparare a pressione il liquido variopinto. Sempre arancione. Perché è la stessa tonalità che usano i gruppi di attivismo ecologista europei, appartenenti alla grande rete A22. E che ormai è una firma distintiva. Anche di Ultima Generazione. “Faccio parte di Ultima Generazione da un anno e mezzo. Questa non è la prima azione a cui partecipo. Ero anche all’imbrattamento della statua equestre in piazza Duomo. Poi ho fatto diversi blocchi stradali”, confida Fiore. Il nuovo blitz milanese è durato in tutto pochi minuti, perché fermato in tempo dagli agenti. Le fiammate di vernice sono comunque riuscite a raggiungere e a sporcare i bassorilievi dell’Arco. Poi è stato srotolato uno striscione con lo slogan “fondo riparazione”. Una liturgia già vista in altre azioni. Ma stavolta sono state anche urlate frasi contro il governo, complice – a detta degli attivisti – dell’armamento in Medio Oriente. Non solo più crisi climatica, quindi. Ma anche guerra, armi e campagna di sostegno alla Palestina. “Noi non vogliamo rimanere in silenzio. Quello che diciamo, anche a livello di crisi climatica e di crisi sociale, è che non vogliamo essere complici di qualcosa che sta accadendo. E quindi non parlare di quello che sta succedendo in Palestina sarebbe come essere complici. Il nostro Stato non solo continua a investire nel fossile, ma investe anche soldi in società che esportano armi per le guerre”, dice Fiore. “Non voglio vivere in un posto dove i soldi che pago con le tasse vengono investiti in questo modo qui. È una cosa che va contro la nostra Costituzione. E la nostra Costituzione ripudia la guerra”. Ultima Generazione si sta, dunque, mostrando sempre più ‘politica’. “Noi siamo sempre stati politici. Il problema è come la crisi climatica e sociale sta venendo affrontata dalle persone che dovrebbero proteggere i cittadini. Spesso, quando siamo insieme alle Forze dell’Ordine dopo essere stati fermati, parliamo di come il loro lavoro sarà tra qualche anno insostenibile per l’aumento esponenziale delle violenze, che ci saranno quando in Italia mancherà l’acqua o i beni di prima necessità, o quando avremo le nostre case allagate”. Una delle critiche più grandi che viene mossa agli attivisti è quella della radicalità delle loro azioni. “Bene il fine, ma sbagliato il mezzo”, si sente spesso dire. Appare, poi, una contraddizione salvaguardare l’ambiente sfregiando l’arte. Un ossimoro. Ma Fiore risponde così: “Per me è stato molto difficile riuscire a imbrattare i monumenti perché ho studiato arte, mi sono laureata in graphic design, ho avuto molti corsi di storia dell'arte e quindi è stata dura dover fare questo, perché l’arte è stato un elemento molto importante nella mia vita. Però mi sono detta: cosa è più importante per me? Il fatto che non potrò avere dei bambini? Oppure che morirò di caldo prima? O è più importante preservare l’arte? E la preservo per chi? Per chi stiamo preservando l’arte se il report Ipcc ci dice che, continuando su questo passo, tra ottant’anni saremo estinti? Piuttosto, pensiamo a preservare la vita, e poi pensiamo all’arte. E poi c’è anche un discorso di utilizzare l’arte per veicolare dei messaggi”. Fiore azzarda un paragone. Dice che le battaglie che stanno combattendo da attivisti per il clima non sono poi così diverse da quelle delle Suffragette. “Altro che pittura lavabile. Loro andavano e sfregiavano coi coltelli le tele dei dipinti. Creavano davvero dei danni. Però attraverso queste azioni, attraverso i blocchi stradali e i blocchi delle corse dei cavalli, sono riuscite a ottenere quel diritto fondamentale che è il voto per le donne”, dice. “A me dispiace fare queste azioni, perché riconosco che sono assurde: non vorrei mai bloccare una strada o imbrattare un monumento. Però so che è un metodo molto efficace per farsi ascoltare da chi ha il potere di far cambiare le cose”. Le polemiche non le accetta, Fiore. Soprattutto quelle che riguardano il risarcimento dei danni dall’imbrattamento al cavallo di Vittorio Emanuele di marzo. “Leggo cose senza senso. Dicono che la pittura non è andata via. Ma dicono, soprattutto, che i lavori per rimuoverla sono stati pagati coi soldi dei contribuenti. Non è vero. Basta fare una velocissima ricerca su internet per capire che l’ha finanziati un privato. Questa cosa mi fa molto arrabbiare, perché è una critica sul nulla. Mi definiscono eco-vandala, mi dicono che i danni li pagano loro con le tasse. Come se io, poi, non pagassi le tasse…” Buona parte della politica osteggia Ultima Generazione. Subito dopo l'azione milanese, redazioni di giornali e agenzie sono state inondate da comunicati stampa di politici, soprattutto di centrodestra, che esprimevano condanna senza condizioni e disprezzo per il gesto. "Ma abbiamo alcuni partiti che ci sono vicini, anche se non lo possono dire perché siamo troppo radicali. Alcuni politici ci hanno anche aiutato a scrivere la proposta di legge che abbiamo presentato al ministro Pichetto Fratin lo scorso agosto", sottolinea l'attivista. Fiore racconta di tutte le fasi che seguono al fermo degli attivisti, dopo le azioni. “È aumentata la repressione. Dopo il blitz all’Arco della Pace, siamo stati in questura dalle 17 alle 2 di notte. Veniamo fermati con la scusa di un fermo identificativo. Quindi, nonostante diamo i nostri documenti, loro si devono accertare della nostra identità. Noi la viviamo come una forma di repressione. Quando poi arriviamo in commissariato, ci fanno una perquisizione totale: ci rimuovono tutti i vestiti, rimaniamo nudi, e ci controllano che non abbiamo nulla addosso, anche dentro al nostro corpo. Veniamo, poi, messi nelle camere di sicurezza. Ci fanno anche le foto segnaletiche e ci prendono le impronte digitali”, racconta Fiore. Che aggiunge: “Noi rispettiamo il lavoro delle Forze dell’Ordine, e come detto sappiamo che il loro lavoro sarà anche più duro tra qualche anno. Ma non vogliamo essere riconosciuti come delinquenti o come criminali. Se effettivamente abbiamo infranto la legge, l’abbiamo infranta per un motivo ben preciso”. Le azioni di Ultima Generazione finiranno qui? “No. Non ci fermiamo finché il governo non si prende la sua responsabilità”. (di Marco Di Vincenzo) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)